Ristori cambiano. Si studia calcolo in base a utili

A Piazza di Spagna (Roma) negozi chiusi. durante la pandemia
A Piazza di Spagna (Roma) negozi chiusi. durante la pandemia. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA.  – Doppio criterio per gli indennizzi alle imprese, che dia maggior sostegno alle attività più colpite dalla pandemia. Ma anche una nuova tranche di aiuti alle famiglie, guardando a sta peggio, con il rifinanziamento di due o tre mensilità di Reddito di emergenza.

Approvata la richiesta di scostamento da 40 miliardi insieme al Def, il governo è già al lavoro per definire il prossimo decreto Imprese perché, scrivono il premier Mario Draghi e il ministro dell’Economia Daniele Franco, questo è il momento di “impartire la spinta più decisa all’economia e sostenere con più vigore le fasce maggiormente colpite della popolazione” in modo che tutto il Paese si faccia trovare pronto alle riapertura.

I primi tre miliardi di nuovi aiuti alle imprese – 11 in tutto approvati con il decreto Sostegni 1 – sono già stati distribuiti in due settimane a 1 milione di partite Iva e con il prossimo decreto, assicura il premier in conferenza stampa, si cercherà ancora di fare veloce ma anche di andare più mirati verso chi ha avuto più difficoltà, abbinando al fatturato i dati sulle perdite effettive che emergeranno dai bilanci.

“Naturalmente non si può aver tutto” spiega Draghi: con il fatturato, come si è fatto finora, “i tempi sono molto rapidi, con altri parametri” i tempi si allungheranno “di tre o quattro settimane”. Il solo dato del fatturato finora ha consentito all’Agenzia delle Entrate di erogare gli indennizzi rápidamente ma non si è rivelato pienamente efficace, come hanno fatto notare anche i principali osservatori istituzionali. Per questo, dice il premier, “il ministero sta pensando ad aggiungere, oltre a quello del fatturato, anche un criterio che riguarda l’utile, l’imponibile fiscale”.

Il meccanismo è ancora allo studio del Mef, e si registra qualche difficoltà nel coniugare tempistica ed equità dell’intervento: qualcuno ipotizza che sarebbe addirittura necessario anticipare la dichiarazione fiscale, cosa davvero improponibile visto i tempi. Per questo si starebbe valutando anche se introdurre come regime opzionale la possibilità di chiedere il calcolo dell’indennizzo con il nuovo metodo.

Se si seguisse la via del considerare le effettive perdite che emergono dai bilanci – modello perorato dalla Lega – si potrebbe profilare un nuovo round di ristori sulla base del fatturato (per altri 11 miliardi) che andrebbero in automatico, in sostanza sotto forma di “acconto” mentre con una seconda domanda, una volta approvato il bilancio, l’impresa potrebbe chiedere il “saldo” che vada effettivamente a compensare le perdite.

Da vedere, però, se non sarà necessario riclassificare alcuni costi già coperti nel corso del 2020 attraverso una serie di misure – dal taglio degli oneri di sistema delle bollette alla cancellazione per alcuni settori delle rate dell’Imu al credito d’imposta per gli affitti – che peraltro saranno riproposte con il prossimo decreto. L’intenzione resta comunque quella di coprire due mesi, segnati peraltro ancora dalle chiusure per contenere il contagio.

L’altro grande capitolo riguarderà il sostegno della liquidità: si tratterà quindi di rifinanziare il Fondo digaranzia per le Pmi, mentre si tenta di alzare da 30mila a 100mila il tetto ai prestiti garantiti dallo Stato, ma anche di prorogare fino alla fine dell’anno le moratorie sui prestiti e di “potenziare gli incentivi alla ricapitalizzazione”.

(di Silvia Gasparetto/ANSA).