Lula lancia la sfida a Bolsonaro per il 2022

L'ex presidente brasiliano Luiz Inacio "Lula" da Silva é accolto dai sduoi sostenitori all' uscita dal carcere di Curitiba il 9 novembre 2019. (elpaís.com)
L'ex presidente brasiliano Luiz Inacio "Lula" da Silva accolto dai sduoi sostenitori all' uscita dal carcere di Curitiba il 9 novembre 2019. (Ansalatina)

SAN PAOLO.  – Nuova vittoria giudiziaria per Lula, che ora annuncia di essere pronto a sfidare l’attuale capo dello Stato brasiliano Jair Bolsonaro alle presidenziali dell’anno prossimo: “Se necessario, mi candiderò a vincere le elezioni contro un fascista chiamato Bolsonaro, un genocida, che è il maggior responsabile del caos della pandemia di coronavirus”, ha affermato l’ex presidente-operaio.

Il plenum della Corte suprema ha confermato con 8 voti a favore e tre contrari la sentenza monocratica del giudice Edson Fachin, che lo scorso 8 marzo ha annullato tutte le condanne inflitte a Lula, dichiarando l’incompetenza del tribunale federale di Curitiba, responsabile per la maggior parte delle sentenze dell’inchiesta Lava Jato, la Mani Pulite brasiliana. La Corte ha così respinto il ricorso presentato dalla Procura generale che chiedeva il ripristino delle condanne all’ex presidente, che di fatto lo avrebbero escluso per sempre dal panorama politico.

A favore di Lula hanno votato i giudici Edson Fachin, Alexandre de Moraes, Rosa Weber, Dias Toffoli, Gilmar Mendes, Ricardo Lewandowski, Cármen Lúcia e Luís Roberto Barroso, Contrari Nunes Marques (nominato da Bolsonaro), Marco Aurélio Mello e Luiz Fux. “La decisione ristabilisce la credibilità del sistema giudiziario”, hanno commentato a caldo i legali dell’ex presidente.

Lula esce dunque pulito dalla lunga vicenda giudiziaria che gli ha impedito di partecipare alle presidenziali del 2018, per le quali era largamente favorito, vinte poi da Bolsonaro. L’ex presidente di sinistra si è sempre dichiarato innocente e ha accusato il giudice Sergio Moro e il pool della Lava Jato di “persecuzione politica”. Un sospetto avvalorato dalla scelta di Moro di accettare l’incarico di ministro della Giustizia del governo Bolsonaro.

La Corte suprema si riunirà nuovamente in seduta plenaria il prossimo 22 aprile per discutere il ricorso presentato dai legali di Lula contro Moro ed i magistrati del pool di Curitiba, titolari dell’inchiesta che ha fatto tremare i palazzi del potere in Brasile e in mezza America latina ma ormai silenziata dalla procura generale.  La seconda sezione della Corte suprema ha già censurato Moro, ammiratore dichiarato di Antonio Di Pietro, ritenendo che abbia agito in modo non imparziale neiconfronti di Lula.

La decisione della Corte suprema potrebbe aprire la strada ad analoghi ricorsi da parte di altri esponenti politici condannati nei vari filoni della Lava Jato.

Lula, a 75 anni e dopo aver scontato 580 giorni in carcere, si gode la riabilitazione politica e pensa sempre di più a candidarsi nel 2022, confortato anche dai sondaggi. L’ultimo dei quali, pubblicato ieri, indica infatti l’ex presidente-operaio come vincente col 52% contro il 34% in un ipotetico ballottaggio  contro Bolsonaro. Anche se, avrebbe confidato Lula ad alcuni amici, “non necessariamente” correrà in prima persona e la sua priorità rimane unire le forze con altri partiti per affrontare l’estrema destra.

L’immagine di Bolsonaro è in forte calo per la sciagurata gestione della pandemia, che ha fatto precipitare il Brasile in una gravissima crisi sanitaria ed economica, che ha ampliato ulteriormente la forbice sociale. Il presidente negazionista è ormai isolato anche sul palcoscenico internazionale, dopo l’uscita di scena di Donald Trump, suo principale punto di riferimento politico.

Lula ha accusato Bolsonaro di essere “un genocida” e di aver portato il Brasile “alla fame e alla disperazione”. Una commissione d’inchiesta parlamentare appena istituita in Senato dovrà fare luce sulle sue responsabilità. Ma

(di Marco Brancaccia/ANSA).

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