Traffico e smog, voto zero a Roma da test Legambiente

In una foto d'archivio, una fila di auto in un autostrada .(ANSA/MAURIZIO DEGL'INNOCENTI)

ROMA. – Su smog e sicurezza sulle strade “non si salva nessuna” delle grandi città italiane. A Roma va la maglia nera nella classifica di 15 capoluoghi sottoposti a stress test da Legambiente, con la campagna “Clean cities”, che dall’8 marzo al 9 aprile scorsi ha acceso i riflettori su ciclabilità, mobilità elettrica, sicurezza e inquinamento atmosferico per valutare  la capacità di rispondere alla crisi della mobilità di fronte agli stress causati dalle minacce globali, dal Covid al cambiamento climatico, e le conseguenti crisi economiche e sociali.

Le città italiane, dice in sintesi Legambiente, “sono ancora molto lontane dagli obiettivi di mobilità sostenibile e sicurezza fissati al 2030”. Quindi ad esempio dal modello di “città in 15 minuti”, in cui tutti i servizi essenziali sono raggiungibili a piedi in un quarto d’ora e ancora meno in bici (come previsto a Milano e Padova); sono ancora poche le piste ciclabili (1.627 km su 4.532 al 2030), le strade a velocità ridotta “20 e 30 all’ora” (798 km realizzati rispetto ai 15.200 attesi) e l’offerta di mobilità pubblica e condivisa (sharing).

Se si guarda ad esempio ai bus, ce ne sono ancora 12.500 diesel euro 4 o precedenti in circolazione che dovrebbero essere sostituiti entro il 2026 con altri solo elettrici.

Ma l’attuale Pnrr (Piano di ripresa e resilienza, il cosiddetto Recovery Plan), rileva l’associazione ambientalista, “prevede di usare i fondi europei per acquistare solo 5.139 autobus per tutta Italia, ben 2.730 veicoli alimentati a gas (Gnc o Gnl, che inquinano ormai come i diesel), solo 2.051 a propulsione elettrica e 358 costosissimi bus alimentati a idrogeno che non sapremo come alimentare (se non ancora metano fossile)”.

Le risorse europee “possono rappresentare un’occasione unica per rendere le città protagoniste di un cambiamento epocale” osserva il vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini nel rivolgere un appello ai sindaci e alle amministrazioni comunali, affinché “propongano progetti concreti di riqualificazione urbana”. Un aiuto è dato anche dall’innovazione tecnologica e digitale, aggiunge.

Se Roma è fanalino di coda (con zero per traffico e sicurezza e 1 per le politiche adottate al 2030 su una scala fino a 5), non fanno bene neanche Ancona, Padova, Perugia e Pescara fra le più inquinate e meno sicure per traffico e incidenti stradali mentre Bologna, Milano e Firenze hanno appena la sufficienza per aver adottato politiche per potenziare una mobilità sostenibile. Ancora insufficienti, nonostante gli sforzi, Genova, Torino, Catania Cagliari, Bari, Napoli e Palermo.

Nell’anno del Covid, commenta Andrea Poggio, responsabile mobilità di Legambiente, “l’Italia ha subito un record di morti e di denatalità, ma abbiamo aumentato di 300mila unità le auto di proprietà. Si è speso un miliardo di euro in bonus auto nuove mentre avremmo potuto acquistare 2.500 autobus elettrici o 40.000 taxi e car sharing elettrici per 100 città, riducendo le emissioni di oltre 100.000 tonnellate di CO2 l’anno”.

Nel rilevare che occorrerebbe una “cabina di regia delle 14 aree metropolitane”, la deputata di FacciamoEco Rossella Muroni osserva che queste città sono “un cluster di cambiamento fondamentale” e suggerisce ai sindaci di fare “punto di aggregazione al di là dello schieramento politico”. È cruciale, è stato rilevato in occasione della presentazione dei dati dello stress test, creare un network tra i capoluoghi per raggiungere gli obiettivi ambientali fissati dall’Unione Europea al 2030 e al 2050.

(di Stefania De Francesco/ANSA).

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