Cremlino: “In Ucraina si rischia una nuova guerra civile”

Il presidente russo Vladimir Putin.
Il presidente russo Vladimir Putin. (ANSA)

MOSCA. – Il ginepraio ucraino resta irto di spine. Che anzi paiono aumentare ogni giorno. E a destare preoccupazione non sono solo le dichiarazioni, sempre puntute, di chi a Mosca e Kiev dà le carte. Ma tanti piccoli tasselli, sempre più allineati verso uno scenario fosco.

“Ci troviamo davanti al rischio di una ripresa della guerra civile in Ucraina”, ha ammonito oggi senza tante cerimonie il Cremlino, proprio nel secondo giorno della visita al fronte del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Ecco, partiamo da Zelensky. L’ex comico, oltre a distribuiré premi ai “difensori del Donbass” dislocati lungo la linea di contatto nel sud-est del Paese, là dove gli attriti coi ribelli separatisti sostenuti da Mosca si stanno acuendo giorno dopo giorno, domani volerà in Turchia per incontrare il presidente mturco Recep Tayyip Erdogan. Ed è un primo indizio.

Il “sultano” – che guarda caso proprio oggi ha sentito per telefono Vladimir Putin – ha un rapporto ambiguo con la Russia, con la quale prima si scontra (in Siria ma anche in Libia) e poi si accorda. Ankara non ha mai accettato l’annessione della Crimea voluta dal Cremlino e anzi la reclama, come sua zona d’influenza, in virtù dell’antica (in parte presente) presenza tatara.

Ma soprattutto circolano da tempo segnali di cooperazione militare tra Ucraina e Turchia, con una possibile fornitura di droni turchi a Kiev (decisivi nel Karabakh per far piegare le sorti del conflitto in mfavore dell’Azerbaigian).

La Turchia, naturalmente, è un paese Nato. Quella Nato che, stando a Zelensky, dovrebbe assicurare la fine dei problema ucraini nel Donbass qualora le fosse garantito l’ingresso.

A Mosca la pensano diversamente. “Contrariamente alle aspettative mdi Kiev, la potenziale adesione alla Nato non solo non porterà la pace in Ucraina ma, al contrario, creerà un aumento su larga scala delle tensioni nel sud-est, causando forse conseguenze irreversibili per la tenuta dello Stato ucraino”, ha ammonito la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ribadendo un concetto già articolato da ogni esponente dell’élite russa.

E qui si passa a un altro fatto importante: l’arrivo a breve nel Mar Nero di due navi della marina militare statunitense, le cacciatorpediniere a missili guidati Roosevelt e Donald Cook.

A esprimere “preoccupazione” in questo caso è stato il vice ministro degli Esteri russo Alexander Grushko, che ha notato come la frequenza degli ingressi di navi militari di Stati non costieri, tra cui quelli della Nato, e i loro tempi di permanenza stiano “aumentando”.

Tanto più che gli effettivi della Flotta russa del Mar Nero stanno conducendo esercitazioni nell’area e i ranghi sono stati rafforzati persino con l’arrivo di mezzi anfibi dal Mar Caspio. C’è traffico, insomma, da quelle parti.

Sempre sul fronte dei movimenti militari, l’ennesimo video affiorato sui social mostrerebbe l’arrivo nei pressi del confine ucraino, nella regione russa di Voronezh, del sistema radar-missilistico mobile Buk.

Il Cremlino ha sottolineato che Putin, nella recente conversazione con Angela Merkel, le ha ricordato come la Russia sia libera di muovere “dove desidera” le proprie forze ármate all’interno dei suoi confini.

E appunto. Perché, dice lo zar, “sono le azioni provocatorie di Kiev dirette ad aggravare la situazione lungo il fronte” il problema. Il capo delle forze armate ucraine, Ruslan Khomchak, ha comunque escluso un’offensiva nel Donbass. “Costerebbe troppe vite umane, militari e civili”.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA).

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