Kim avverte il popolo: “Tempi duri per la Corea del Nord”

Kim Jong Un, il leader della Corea del Nord, con la mascherina. (Photo by Anthony Kwan/Getty Images)
Kim Jong Un, il leader della Corea del Nord, con la mascherina. (Photo by Anthony Kwan/Getty Images)

ROMA.  – Sulla Corea del Nord incombe lo spettro di una nuova carestia. O almeno è quello che ha lasciato intendere il suo leader Kim Jong-un chiedendo ai responsabili del Partito di “intraprendere un’altra, più difficile, Ardua marcia, per sollevare il nostro popolo dalle difficoltà”.

Un richiamo che rimanda a quando negli anni ’90 il Paese fu travolto da una crisi umanitaria da tre milioni di vittime.

È difficile avere un quadro reale oltre la cortina del regime, al di là del fatto che le sanzioni contro Pyongyang per il programma nucleare si sono sommate agli effetti della pandemia, e con le frontiere chiuse ermeticamente si è ridotto al minimo il flusso di aiuti dalla Cina.

Giorni fa Kim Jong-Un, terza generazione della famiglia al potere da oltre 75 anni,  aveva ammesso che la Corea del Nord vive la “peggiore situazione in assoluto”. Spesso la sua strategia comunicativa punta sulle difficoltà, per rafforzare la già salda presa sul potere. Ma paiono di inedita nettezza le parole usate questa volta dal dittatore, che spiccava in giacca bianca fra centinaia di delegati in abito scuro alla sesta conferenza dei segretari.

A tutti i livelli del partito, riporta l’agenzia di stampa statale Kcna, è arrivata l’esortazione di Kim Jong-Un ad affrontare “un’altra più difficile “Ardua marcia” per sollevare, anche poco, dalle difficoltà il nostro popolo, che ha seguito il Partito come sua madre e ha superato ogni sorta di difficoltà per diversi decenni, per difenderlo e per fornirgli il benessere materiale e culturale ottimale”.

Per Lina Yoon, ricercatrice di Human Rights Watch, il leader “sembra voler dire al popolo di sapere che la situazione economica è terribile, che non ha in progetto di ricominciare a breve a importare cibo e beni essenziali, e all’orizzonte potrebbe già esserci una devastante carestia”.

L’appello alla “Ardua marcia” non è l’unico punto di contatto con il dramma degli anni ’90. Nei film e negli show culinari della tv nordcoreana è ricorrente la patata, nella propaganda simbolo di tempi duri. Come quelli, fra il 1995 e il 2000, in cui scarseggiava il riso e fra i 23 milioni di abitanti dilagò quella storica carestia, prodotta dalla cattiva gestione delle riforme economiche e dalle particolari condizioni climatiche del Paese, orfano del sostegno della scomparsa Unione sovietica.

Un disastro alleviato solo dagli aiuti umanitari, seguito poi da altri periodi di carenza alimentare, mentre la Corea del Nord si dedicava a rinforzare l’arsenale nucleare. Nel 2019 la siccità ha inasprito i problemi, poi sono arrivati il Covid e le ferree restrizioni. E chi è riuscito a scappare, come i diplomatici russi, racconta di un Paese in cui scarseggiano anche i beni di prima necessità.

(di Paolo Cappelleri/ANSA).