Proposta Usa: su Big tasse nazionali in base a vendite

Un ufficio di Amazon.
Amazon paga 100 milioni di tasse

NEW YORK. – L’amministrazione Biden propone un nuovo modello per la tassazione delle multinazionali, incluse le Big della Silicon Valley: dovrebbero pagare le tasse ai governi nazionali sulla base delle vendite realizzate in ogni singolo paese, a prescindere dalla loro presenza fisica.

La proposta si inserisce nel quadro della richiesta di una mínimum tax globale sulle grandi aziende e punta a creare un sistema fiscale internazionale più stabile in grado di arginare la proliferazione di web tax nazionali e impedire l’elusione fiscale.

Il piano Biden, anticipato dal Financial Times, avrebbe ricevuto il sostegno del premier italiano e presidente di turno del G20 Mario Draghi, che – secondo il quotidiano della City – si è detto a favore di una minimum tax globale sulle aziende.

Favorevole anche il ministro dell’Economia francese Bruno LeMaire che, comunque, avrebbe precisato: la Francia manterrà la sua “digital tax” fino a quando un accordo all’Ocse non sarà siglato. L’iniziativa americana piace anche all’Olanda che la ritiene un grande passo in avanti per ammodernare il sistema fiscale internazionale.

Il testo della proposta di Biden – che andrebbe a colpire circa 100 grandi aziende, incluse le tecnologiche –  è stato distribuito ai 135 paesi al momento impegnati a trattare in seno all’Ocse una tassazione internazionale che fermi la corsa al ribasso delle imposte e garantisca ai governi un gettito più sicuro.

Una certezza sul fronte delle entrate consentirebbe – è l’idea di fondo dell’amministrazione americana – una migliore programmazione della spesa soprattutto ora che i governi sono impegnati a combattere la pandemia a suon di maxi stimoli.

Finora i migliaia di miliardi messi in campo hanno evitato il peggio dal punto di vista economico. Ora “servono significativi altri stimoli di bilancio per assicurare la ripresa”, esorta il segretario al Tesoro americano, Janet Yellen, mettendo in guardia come nonostante il miglioramento dell’outlook il “lavoro non è finito data l’elevata incertezza e il rischio di cicatrici permanenti”.

Un’analisi condivisa dalle altre due donne più potente nell’economia mondiale, il presidente della Bce Christine Lagarde e il direttore generale del Fmi Kristalina Georgieva. Da loro arriva infatti l’appello ai governi a non ritirare prematuramente gli stimoli messi in campo. Il pericolo – dicono – è quello di fermare la ripresa.

“L’economia va sostenuta fino a che la crisi non è finita”, dice Georgieva invitando a lavorare per una ripresa economica che funzioni per tutti. “É cruciale evitare di ritirare le politiche di sostegno prematuramente, sia sul fronte monetario che su quello fiscale”, le fa eco Lagarde spiegando come le misure di supporto all’economia fornite durante la pandemia hanno aiutato a mantenere “notevolmente basse” le insolvenze di famiglie e imprese europee sui loro debiti.

Tuttavia – avverte – le banche “hanno davanti a sé maggiori rischi sulla qualità degli attivi e la loro redditività resta bassa”.

Assicura l’appoggio incondizionato della Fed fino a quando ce ne sarà bisogno Jerome Powell. “L’outlook economico per gli Stati Uniti è migliorato ma la ripresa resta incompleta”, osserva il presidente della banca centrale americana, ribadendo che la Fed vuole vedere progressi reali verso i suoi obiettivi della massima occupazione e della stabilità dei prezzi prima di decidere un eventuale rallentamento degli acquisti di asset.

“Ci sono ancora nove o dieci milioni di persone senza lavoro rispetto al pre-pandemia”, aggiunge lasciando intendere che la strada è quindi ancora lunga,. Nessun commento invece sulla possibilità di un suo secondo mandato alla Fed.

“Sono concentrato sul mio lavoro, non ho molto tempo per pensarci”, taglia corto. Powell e Biden non hanno ancora avuto alcun contatto dall’insediamento del presidente alla Casa Bianca. E per Powell questo – nel bene o nel male – è di sicuro un cambio di passo rispetto ai quattro anni turbolenti dell’era Donald Trump.

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