La Lega insiste sulle riaperture, pressing con governatori

Il lungolago di Bracciano con ristoranti e spiagge deserti nel giorno di Pasquetta a causa delle restrizioni adottate per evitare la diffusione del Covid-19
Il lungolago di Bracciano con ristoranti e spiagge deserti nel giorno di Pasquetta a causa delle restrizioni adottate per evitare la diffusione del Covid-19, Bracciano 5 aprile 2021. ANSA/FABIO FRUSTACI

ROMA. – Un calendario che definisca modalità e tempi delle riaperture, con date sicure affinché si possano dare certezze ai settori e agli operatori economici più in crisi. Lega e centrodestra insistono per far ripartire le attività prima del 30 aprile, quando scadrà il decreto in vigore dalle prossime ore che ha confermato la sospensione delle zone gialle e lo stop agli spostamenti tra le Regioni.

Un pressing che però si scontra con la realtà attuale del paese, con 9 regioni in zona rossa, e con quanto ribadiscono anche fonti di governo: è sulla base dei dati e solo su quella che verrà valutata qualsiasi decisione inerente le misure e i tempi necessari per allentare la stretta. Si va avanti così, dunque, con il Viminale che nella circolare esplicativa del decreto ribadisce la linea per le forze di polizia: serve “intensificare” i controlli “nell’imminenza del passaggio ad una zona caratterizzata da misure più restrittive”.

Verifiche che devono interessare le reti viarie urbane ed extraurbane e i principali luoghi di aggregazione nelle città, a partire dalle piazze della movida. Matteo Salvini però insiste e anzi alza la posta: non solo il calendario delle riaperture, ma anche la modifica dei protocolli che regolano le attività ormai da un anno.

Bisogna riaprire “in sicurezza”, dice, annunciando che “presto” porterà le proposte leghiste, “concrete e ragionevoli”, al presidente del Consiglio Mario Draghi. Per riaprire servono “nuovi protocolli per rivedere il numero di accessi in teatri e impianti sportivi, senza dimenticare palestre, bar, ristoranti e negozi”.

Le proposte di cui parla Salvini sarebbero quelle che i governatori leghisti stanno perfezionando in queste ore: ristoranti aperti anche a cena nelle regioni con dati da zona gialla e fino alle 18 in quelle arancioni, a patto di avere tavoli distanziati, cinema e teatri con ingressi contingentati.

Sugli spettacoli sta lavorando il ministro dei beni Culturali Dario Franceschini, che ha chiesto un incontro al Comitato tecnico scientifico per sottoporre agli esperti il nuovo protocollo per gli show dal vivo: più spettatori rispetto all’estate scorsa (200 al chiuso e mille all’aperto), tampone negativo per accedere e mascherina Ffp2.

La questione riaperture, con Forza Italia che insiste per un tagliando a metà mese, potrebbe finire già giovedì sul tavolo della riunione tra le Regioni e il premier Mario Draghi, nonostante l’argomento centrale dell’incontro sia il Recovery plan e la richiesta di chiarimento arrivata dagli stessi presidenti sul ruolo dei territori.

Non è all’ordine del giorno, ma nessuno esclude che qualche presidente possa tirare fuori l’argomento, come ha fatto capire Luca Zaia rilanciando una vecchia battaglia dei governatori, la modifica dei 21 parametri che compongono il monitoraggio e che determinano l’assegnazione del colore alle regioni.

“Il decreto prevede zona rossa e arancione fino al 30 aprile secondo parametri che sono superati rispetto alla diagnostica, al sistema di cure e al vaccino che abbiamo oggi. Attendiamo l’incontro con Draghi”. In ogni caso il dato certo è che al momento non è stata convocata la cabina di regia politica nella quale potrebbe essere affrontata la questione. E nulla cambierà almeno fino al monitoraggio del 16 aprile.

“La verifica – ribadiscono fonti di governo – viene fatta tutte le settimane e certificata anche dalle Regioni, che sono parte integrante della cabina di regia. Ogni valutazione viene dunque fatta settimanalmente e sulla base dei dati epidemiologici”.

Dati che non consentono ancora allentamenti e anzi richiedono la massima attenzione, come dimostra la scelta del sindaco di Palermo di chiedere la zona rossa dopo aver superato un’incidenza di 275 casi ogni 100mila abitanti. Richiesta accolta dal presidente Nello Musumeci che ha firmato l’ordinanza: il capoluogo siciliano sarà dunque chiuso fino al 14 aprile, come molte altre città italiane.

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