Economia mondo corre ma Fmi avverte, sfida difficile

Edificio sede del Fmi in Washington, Usa.

NEW YORK.  – L’economia mondiale corre: il pil nel 2021 cresce del 6%, un livello non visto dagli anni 1980. Una volata legata alle imponenti misure di stimolo messe in mcampo da governi e banche centrali e alle vaccinazioni.

Ma mnonostante i segnali “sempre più visibili” di una “via di uscita” dalla crisi del Covid, il Fondo Monetario Internazionale avverte: restano “sfide difficili” da affrontare, in primis una mripresa a più velocità che rischia di ampliare il divario fra i mdiversi paesi, penalizzando soprattutto gli emergenti mentre le meconomie avanzate emergeranno dalla pandemia con lievi danni mpermanenti.

Nel presentare il World Economic Outlook il Fmi si mostra ottimista. Le stime di crescita dell’economia globale sono riviste al rialzo sia per quest’anno sia per il prossimo, grazie al piano di stimoli da 1.900 miliardi di dollari voluto con forza dall’amministrazione di Joe Biden.

Un piano che mette le ali alla ripresa americana: il pil statunitense è atteso crescere quest’anno del 6,4%, ovvero 1,3 punti percentuali in più rispetto alle previsioni di gennaio, e il prossimo del 3,5%.

Indietro invece Eurolandia: pur ritoccando le previsioni al rialzo, la crescita si inchioda al +4,4% quest’anno e al 3,8% nel 2022. Gli States sono “l’unica grande economia che supererà i livelli” di pil “previsti per il 2022 in assenza della pandemia”, afferma il capo economista del Fondo Gita Gopinath, descrivendo l’area euro indietro agli Stati Uniti di una paio di mesi in termini di ripresa.

“Eurolandia riparte più lenta e dovrebbe tornare ai livelli pre-Covid il prossimo anno”, aggiunge Gopinath, invitando i governi a non mollare nella lotta al Covid che resta la prioritò perché i rischi alle ripresa permangono.

E soprattutto a lavorare per una vaccinazione universale che “richiede un aumento della produzione e della distribuzione, evitare i controlli all’export, finanziare il Covax e assicurare un equo trasferimento delle dosi in eccesso”.

Fra i rischi individuati dal Fmi c’è quello degli effetti di una ripresa asincrona sulla stabilità finanziaria. Infatti se da un lato i massicci stimoli dispiegati per sostenere l’economia hanno gettato le basi della ripresa, dall’altra il pericolo è che abbiano effetti non voluti che, “se non affrontati, potrebbero trasformare in problemi strutturali le debolezze finanziarie emerse” con il Covid.

Del contesto positivo beneficia l’Italia, la cui crescita è stata rivista per quest’anno al rialzo al 4,2%, mentre nel 2022 sarà al 3,6%.  Una ripresa più sostenuta che ha effetti benefici sui conti pubblici.

Il debito quest’anno è atteso salire al 157,1% – meno del 158,3% previsto in ottobre – con un deficit in calo dl 9,5% del 2020 all’8,8%. Anche la disoccupazione ne gioverà fermandosi al 10,3% nel 2021 a fronte dell’11,8% previsto in ottobre.

Nella fase finale della pandemia l’Italia dovrebbe “spostare gli aiuti verso le imprese in grado di farcela nell’economia post-pandemia”, suggerisce il Financial Stability Board nel rapporto preparato per il G20 dei ministri delle Finanze e Governatori, in calendario mercoledì a margine dei lavori del Fmi.

Ai colleghi delle venti maggiori economie al mondo, il segretario al Tesoro americano Janet Yellen tornerà a proporre una minimum tax globale sulle multinazionali. Una misura promossa dal Fondo: “da tempo siamo favorevoli”, dice Gopinath senza comunque sbilanciarsi sugli effetti che il proposto aumento delle tasse societarie negli Stati Uniti dal 21% al 28% potrebbe avere.

“Non abbiamo avuto ancora modo di esaminarlo nel  dettaglio”, spiega. D’accordo con una tassa minima globale anche il ministro dell’economia francese, Bruno LeMaire: “un’intesa in questo senso è a portata di mano”.

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