Decreto Sostegni: imprese a Governo, servono altri aiuti

Il cartello che avverte la cessata attività di un negozio in pieno centro a Genova.
Il cartello che avverte la cessata attività di un negozio in pieno centro a Genova. ANSA/LUCA ZENNARO

ROMA.  – Mentre fuori da Montecitorio il sit-in dei ristoratori contro le “chiusure” sfocia in un tumulto con un funzionario di polizia ferito, i rappresentanti delle diverse organizzazioni delle imprese del commercio, della ristorazione, dell’artigianato, della distribuzione e le cooperative, hanno tenuto le loro audizioni virtuali al Senato chiedendo al Governo più aiuti a fondo perduto di quelli previsti dal Dl Sostegni e di conseguenza un “nuovo e robusto scostamento di bilancio” per poter aumentare il debito pubblico necessario a questo scopo.

Attualmente il Decreto Sostegni destinerà in aiuti alle imprese 11 miliardi di euro che vanno a sommarsi a quelli erogati dai quattro precedenti decreti ristori del governo Conte.

Tecnicalità e peculiarità a parte, dalle audizioni è emerso che, nonostante le chiusure e il ripiegamento dell’economia causa dell’emergenza Covid, più della maggioranza delle imprese nel 2020 non ha registrato perdite superiori al 30% del fatturato mensile medio registrato nel 2019.

Questo dovrebbe essere un buon indicatore, ma dal punto di vista degli imprenditori non lo è perché il tetto impedisce l’accesso ai crediti a fondo perduto. Da qui la proposta della Cna, condivisa anche da altri, di prevedere un “decalage” degli aiuti in modo da includere un maggior numero di imprese negli aiuti.

Anche l’Alleanza Cooperative chiede di superare il tetto del 30%, ma di farlo solo per le imprese che strutturalmente hanno un alto costo del lavoro (labour intensive) e che quindi contribuiscono all’occupazione. Queste “se dimostrano di avere un costo del lavoro non inferiore al 50% dei costi complessivi, dovrebbero essere inserite tra i destinatari dei contributi a fondo perduto del dl Sostegni “indipendentemente dall’ammontare dei ricavi conseguiti”.

Le cooperative chiedono poi di aumentare gli sforzi verso le imprese che hanno affrontato costi significativi per l’acquisto di dispositivi di protezione individuale (Dpi) per i propri dipendenti.

“Più aiuti a fondo perduto, un nuovo e robusto scostamento di bilancio, moratorie fiscali più ampie” ha chiesto Confcommercio che preme per una “proroga della moratoria sui prestiti bancari e l’allungamento dei tempi per il rimborso dei prestiti assistiti da garanzie pubbliche”.

La principale organizzazione del commercio non ha poi rinunciando a stigmatizzare le “chiusure” imposte dall’emergenza ribadendo “l’ormai evidente insostenibilità economica e sociale del ricorso al modello del ‘più chiusure'” .

Anche le imprese di Federdistribuzione considerano “non adeguate le misure di ristoro” e parlano di un “rischio concreto di crisi di liquidità” unendosi a Confcommercio ne chiedere “la sospensione dei versamenti tributari e contributivi”.

(Maria Gabriella Giannice/ANSA).

Lascia un commento