I leader Ue da Erdogan: “Rispettate i diritti umani”

Il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan entrando nella sala conferenza stampa.
Il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan entrando nella sala conferenza stampa. EPA/TOLGA BOZOGLU

ISTANBUL.  – Una prima tappa di un percorso che è solo “all’inizio” e dovrà superare molte incognite, a partire dal “rispetto dei diritti umani” in Turchia.

Dopo un anno di forti tensioni, dai migranti al Mediterraneo orientale, i leader Ue sono volati oggi ad Ankara dal presidente Recep Tayyip Erdogan per tracciare la road map di normalizzazione indicata dall’ultimo Consiglio europeo.

“Un’agenda positiva” che va dal rafforzamento dei rapporti economici al rilancio dell’accordo del 2016 sui rifugiati. Ma tradurla in realtà sarà tutt’altro che scontato, di fronte ai continui strappi di Ankara su minoranze e stato di diritto.

“Abbiamo sottolineato che il rispetto dei diritti fondamentali è cruciale per l’Europa”, ha scandito dopo l’incontro con Erdogan la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, dicendosi “molto preoccupata dal ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul”.

Un allarme che riguarda anche i dissidenti, come il filantropo Osman Kavala e il leader mcurdo Selahattin Demirtas, di cui la Corte europea dei diritti umani ha più volte chiesto il rilascio. Anche il presidente del mConsiglio europeo, Charles Michel, ha espresso “profonda preoccupazione per gli ultimi sviluppi sulla libertà d’espressione e la possibile chiusura del partito” filo-curdo Hdp.

Tra Bruxelles e Ankara restano dunque forti le distanze su temi “non negoziabili”, come li ha definiti von der Leyen. Ma l’interesse comune a rilanciare i rapporti è chiaro. “Con il presidente Erdogan abbiamo avuto una discussione franca sul futuro delle relazioni”, ha detto Michel, spiegando che Bruxelles ha assicurato “un impegno progressivo e proporzionale”, offrendo ad Ankara “una finestra di opportunità in vista del Consiglio europeo di giugno”.

Sul tavolo ci sono le diverse priorità delle parti. A cominciare dal capitolo migranti. “L’accordo del 2016 resta valido e ha portato risultati positivi”, ha sottolineato von der Leyen, che ha chiesto alla Turchia di rispettare i propri impegni di “contrasto alle partenze irregolari e ripresa dei ricollocamenti dalla Grecia”.

L’Ue promette di presentare presto una nuova proposta con risorse aggiuntive ai 6 miliardi impegnati finora per i bisogni dei 3,6 milioni di rifugiati siriani, come chiesto da Ankara, nel quadro di una strategia regionale che riguardi anche altri Paesi in prima línea nell’accoglienza, come Libano e Giordania. E proprio ad Amman la presidente della Commissione volerà direttamente da Ankara per incontrare il re Abdallah II, nel pieno delle tensioni a corte.

Dal canto suo, Erdogan incassa l’impegno a “modernizzare” l’unione doganale del 1995 con l’Ue, primo partner commerciale di un’economia turca sempre più in difficoltà. Bruxelles promette anche di aprire al dialogo sulla facilitazione degli spostamenti delle persone e a una maggiore cooperazione con la società civile.

Ma il vero banco di prova saranno le delicate partite geopolitiche in Libia e Mediterraneo orientale. Su quest’ultimo fronte, Michel ha sottolineato positivamente “la ripresa dei colloqui esplorativi tra Grecia e Turchia” e la de-escalation rispetto alla scorsa estate, auspicando risultati incoraggianti anche dal “processo mediato dall’Onu su Cipro”.

Per la Libia, invece, il presidente del Consiglio Ue ha ribadito “il messaggio cruciale che tutte le truppe straniere devono lasciare” il Paese. Un impegno che però Erdogan, kingmaker della difesa di Tripoli, non ha finora deciso di prendere.

(di Cristoforo Spinella/ANSA).

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