Nasce l’asse Conte-Di Maio su nuovo M5S, ma tempi lunghi

Il Primo Ministro, Giuseppe Conte, e il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.
L'allora Primo Ministro, Giuseppe Conte, e il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. (ANSA)

ROMA. – Il rapporto con Rousseau e diversi altri nodi organizzativi non si sciolgono, di fatto si va almeno alla seconda metà di aprile per il lancio del nuovo M5S di Giuseppe Conte. L’ex premier, nel suo intervento ai gruppi ha annunciato una serie di incontri dopo Pasqua per “ascoltare” e “condividere” il nuovo progetto.

Incontri che hanno un duplice obiettivo: quello di limare i malumori interni e quello di dare il tempo, al leader in pectore, di definire il nuovo Movimento. Nella sua strategia Conte può ora contare su Luigi Di Maio. I due “big” hanno “firmato” una sorta di patto di complementarietà , in attesa di definire i nuovi scenari, anche quelli relativi al doppio mandato.

E l’ex premier, senza il sostegno del ministro degli Esteri, avrebbe di certo una strada molto più in salita davanti a sé. Tant’è che Di Maio, mentre Conte lavora al nuovo Movimento, non resta a guardare. L’incontro con Enrico Letta è stata l’occasione per ribadire che il Pd resta e resterà l’interlocutore principale del M5S. E poi il titolare della Farnesina ha visto il segretario nazionale dei socialisti Enzo Maraio.

A testimonianza del fatto che, nell’attesa della leadership di Conte, l’ex capo politico resta un punto di riferimento per chi vuole dialogare con il M5S. Movimento che si avvia a diventare un vero e proprio partito con tanto di ipotesi di ricorrere ai finanziamenti pubblici del 2 per mille.

Quello della tenuta economica del M5S è infatti uno dei nodi principali per Conte. L’ipotesi che i parlamentari donino 3mila euro mensili al Movimento è già tramontata e finché non si farà chiarezza su eventuali deroghe ai due mandati e sul rapporto con Rousseau difficilmente tutti verseranno le loro quote.

Conte non ha mai citato Rousseau parlando di una generica piattaforma web. E a molti le sue parole sono parse come una pietra tombale . Ma un accordo non è ancora da escludere anche perché senza un’intesa Davide Casaleggio non presterà la sua piattaforma – con tanto di iscritti – per votare Conte nuovo leader.

E chissà se le acque non possano calmarsi in occasione di “Sum”, l’evento che il 12 aprile, per 5 giorni e interamente in forma virtuale, celebrerà Gianroberto Casaleggio. Evento a cui sono attesi diversi interventi, incluso quello di Beppe Grillo. “Se c’è la volontà, si può trovare una soluzione a questo surreale confronto tra il M5S e Rousseau. Ma serve buonsenso”, spiega Stefano Patuanelli, tra i principali sostenitori del M5S guidato da Conte e nel campo del centrosinistra.

E quello di Conte sarà un Movimento tutto diverso. Cambieranno i temi di riferimento delle “cinque stelle” del simbolo. Cambierà il linguaggio, che sarà certamente mitigato, anche sui canali social. Sarà un M5S più radicato nel territorio e con una serie di dipartimenti ad hoc. Mentre con i Dem resta la distanza sulla legge elettorale. Se Letta sembra protendere per il maggioritario il presidente della commissione Affari Costituzionali Giuseppe Brescia, in un’intervista su Repubblica, frena: “noi restiamo convinti proporzionalisti, non credo possiamo indietreggiare”.

Il discorso dell’ex premier, però, non ha convinto tutti, anche perché non ha sciolto il nodo del terzo mandato, sul quale dovrà mediare tra l’ortodossia di Grillo e il rischio di perdere praticamente tutti i “big”. Tanto che Giancarlo Cancelleri riassume così il senso di eventuale deroga: “Faccio fatica a pensare che a Di Maio, uno dei leader italiani più apprezzati, domani diciamo: arrivederci e grazie”.

(di Michele Esposito/ANSA)