Guerra fredda Usa-Russia rischia di scaldarsi in Donbass

In una foto d'archivio, l'allora Vice-presidente Joe Biden con Vladimir Putindurante un meeting a Mosca nel 2011.
In una foto d'archivio, l'allora Vice-presidente Joe Biden con Vladimir Putindurante un meeting a Mosca nel 2011. ANSA/MAXIM SHIPENKOV

MOSCA. – Il conflitto ‘congelato’ in Ucraina, dove ormai da anni Kiev e Mosca si contendono la regione separatista del Donbass, si sta improvvisamente surriscaldando. A indicarlo non ci sono solo le dichiarazioni roboanti del Cremlino e della Casa Bianca ma indizi precisi. Come – stando a diverse fonti – un massiccio movimento di truppe russe verso il confine ucraino e in Crimea, la penisola annessa dalla Russia con il contestato referendum del 2014.

Il timore, dunque, è che qualcosa stia bollendo in pentola. I dettagli sono importantissimi. Mosca sostiene che l’Ucraina, nel corso delle ultime settimane, abbia rafforzato la sua presenza militare vicino alla linea di contatto nel sud-est del Paese, “senz’altro istigata dall’Occidente e in particolare da Washington”.

Il presidente ucraino Vladimir Zelensky è al minimo del gradimento da quando è salito al potere e c’è il timore, in Russia, che sia ormai “prigioniero” dei falchi nazionalisti, da sempre favorevoli a inviare truppe nel Donbass. I negoziati di pace, nel formato Normandia, non stanno portando da nessuna parte e in settimana Vladimir Putin ha avuto un trilaterale con Emmanuel Macron e Angela Merkel, in cui si è parlato (oltre che di vaccino Sputnik V) anche e soprattutto di Ucraina. Convitato di pietra, proprio Kiev. E questo è un primo punto fermo.

A confermare che le truppe russe siano in azione ci hanno pensato i social, con foto e video di mezzi in movimento, su strada o su ferrovia, rilanciati da più parti. Per il Pentagono circa 4.000 uomini sono stati dislocati nell’area. Tant’è vero che il Comando europeo dell’esercito americano – scrive il New York Times – ha alzato il suo livello di allerta al massimo, quello di “potenziale crisi imminente”.

Il Cremlino ha indirettamente confermato, sostenendo che le truppe russe vanno “dove vogliono” all’interno del Pese e che questo non deve “interessare o allarmare” nessuno. Joe Biden però non ha perso tempo e ha chiamato Zelensky, esprimendogli il sostegno degli Usa nei confronti “dell’aggressione russa all’integrità territoriale dell’Ucraina”.

Non solo. In una telefonata tra i capi della Difesa di giovedì scorso Washington ha detto a Kiev che non avrebbe “lasciato l’Ucraina da sola in caso di escalation dell’aggressione russa” (lo si legge in una dichiarazione pubblicata dal ministero della Difesa ucraino). Parole che hanno un peso. Specie se si osserva il contesto degli ultimi mesi.

L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), che monitora il conflitto, continua a segnalare decine, a volte centinaia, di violazioni del cessate il fuoco ogni giorno e Zelenskiy ha sottolineato come 20 militari ucraini siano stati uccisi finora nel 2021 – tra cui quattro all’inizio di questa settimana, il caso più grave da mesi – e altri 57 feriti. Altro che congelatore.

Mosca, in termini di dichiarazioni, pure è stata netta. Il ministro degli Esteri Serghei Lavrov ha per esempio detto che, in caso di guerra, “l’esistenza stessa dell’Ucraina, come Stato, verrebbe messa in dubbio”. Gli analisti sono divisi. C’è chi propende per la sfoggio muscolare di comodo, tanto per forzare la mano sul fronte negoziale, e chi teme invece qualcosa di più serio. In questo caso, anche la nuova guerra fredda fra Usa e Russia potrebbe vivere ben altra fiammata.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)

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