Governo: stop Lega a ddl su omofobia, impasse al Senato

Voto finale sul ddl di bilancio 2021, Senato,
Voto finale sul ddl di bilancio 2021, Senato, Roma 30 dicembre 2020. ANSA / FABIO FRUSTACI

ROMA. – Tensione alta in Senato intorno al ddl Zan sull’omotransfobia, il provvedimento resta al palo e lo scontro politico si accende soprattutto tra Lega e Pd, con minacciate ripercussioni sulla stabilità della maggioranza. I dem ritengono questo disegno di legge, approvato dalla Camera nel novembre scorso, “un impegno di civiltà” da condurre in porto.

La Lega però alza le barricate e il capogruppo in Senato Massimiliano Romeo fa sapere che il ddl Zan non solo non verrà calendarizzato, ma “forzature su temi divisivi rischiano di compromettere quel clima di unità nazionale che si è creato e potrebbero avere riflessi sul governo”. I senatori leghisti giudicano infatti fuori luogo “le insistenze del Pd” perché, spiegano in una nota, “le priorità in questo momento sono altre” e aggiungono: “esiste già una legge che punisce fino a 16 anni di reclusione le lesioni aggravate per motivi futili e di crudeltà”.

La risposta immediata del deputato dem Michele Bordo non lascia spazio a mediazioni: “Consiglierei alla Lega di abbandonare la strada dei ricatti: su questi temi andremo avanti”. Mentre la neo presidente Pd in Senato, Simona Malpezzi, incalza: “i parlamentari non possono essere mortificati e i provvedimenti di iniziativa parlamentare devono poter essere discussi”.

A dare manforte al partito democratico intervengono anche esponenti 5s che affermano: “Il Parlamento non deve e non può abdicare alle proprie responsabilità” e chiedono di “porre fine a questa indegna melina”.

L’impasse a palazzo Madama è testimoniato anche dalla tiepida risposta che il presidente della commissione Giustizia, il leghista Andrea Ostellari, dà alla richiesta di calendarizzazione urgente presentata da Pd, M5S, Italia Viva, Misto-Leu e Autonomie: “Siamo impegnati con l’aula sia oggi che domani, probabilmente l’ufficio di presidenza verrà convocato la prossima settimana o appena sarà possibile”.

Contro Ostellari però si scaglia il comitato di Dá voce al rispetto (costituito per l’approvazione del ddl), che in una nota scrive: “cede a tal punto ai diktat del suo partito da ricorrere a mezzucci ostruzionistici. Vergognoso che abbia ventilato l’ipotesi di nominare Simone Pillon a relatore della legge”.

Insomma, lo stallo di ieri sul testo Zan sembra essersi trasformato oggi in uno scontro aperto, la cui evoluzione è difficile prevedere. E la battaglia è uscita dai palazzi della politica e ha coinvolto anche il mondo dello spettacolo. Se ieri la cantante Elodie aveva scandito contro il Carroccio: “Siete indegni, non dovreste essere in Parlamento”, oggi è la volta di Fedez che attacca proprio il senatore legista Pillon.

“Le dico una cosa da padre, signor Pillon – scrive Fedez su Instagram – ho un figlio di tre anni che gioca con le bambole. Questa cosa non desta alcun tipo di turbamento in me e non lo farebbe – prosegue – nemmeno se un giorno dovesse avvertire l’esigenza di truccarsi, di mettersi il rossetto, di mettersi lo smalto o una gonna, perché mio figlio ha il diritto di esprimersi come meglio crede”. “Mi destabilizzerebbe sapere – conclude – che vive in uno Stato che non tutela il suo sacrosanto diritto di esprimersi in piena libertà”.

(di Simonetta Dezi/ANSA)

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