Addio G.Gordon Liddy, “idraulico” del Watergate

L'attore, avvocato, presentatore radiofonico ed agente del FBI, G. Gordon Liddy.
L'attore, avvocato, presentatore radiofonico ed agente del FBI, G. Gordon Liddy. (Ansalatina)

NEW YORK.  – G. Gordon Liddy, il capo degli “idraulici” del Watergate e figura chiave dello scandalo che portò alla caduta del presidente Richard Nixon, è morto a 90 anni a Mt. Vernon, in Virginia.

Un uomo dalla personalità teatrale che è stato nel corso della vita agente dell’Fbi, avvocato, conduttore radiofonico, autore di bestseller, improbabile candidato al Congresso e attore in “Miami Vice”, Liddy è passato alla storia grazie al complotto organizzato per piazzare microfoni nascosti nella sede del partito democrático al Watergate in vista della Convention del 1972.

Le effrazioni furono il primo atto dello scandalo che, investigato aggressivamente dai cronisti Bob Woodward e Carl Bernstein per il Washington Post, due anni dopo fecero crollare una presidenza. A differenza di altre figure coinvolte nello scandalo, Liddy si rifiutò di testimoniare e nel 1973 fu condannato a 20 anni di prigione, commutati dopo 52 mesi. “Lo farei di nuovo per il mio presidente”, disse una volta uscito dal carcere.

Mezzo italiano (era nato a Brooklyn e cresciuto a Hoboken nel New Jersey), con i suoi baffoni, lo sguardo intenso e la testa rasata, Liddy incarnava perfettamente il personaggio del duro al centro di serie tv come “Miami Vice” in cui più tardi si trovò a recitare nella parte appunto del cattivo.

Grazie a una combinazione di lealtà senza riserve e la filosofia che il fine giustifica i mezzi, l’ex agente dell’Fbi era un “perfect fit” nella Casa Bianca di Nixon, anche se alcuni dei suoi superiori, tra cui lo stesso presidente, lo consideravano “un tantinino pazzo”.

Come capo dell’unità degli “idraulici” messa in piedi per ottenere notizie sulla campagna rivale e poi come stratega per la campagna per la rielezione del presidente, Liddy ideò complotti per screditare quelli che considerava i nemici di Nixon. I piani includevano bizzarri rapimenti, sabotaggi, trappole con l’uso di prostitute e perfino un assassinio: molti non vennero mai realizzati.

Furono messi in atto però gli scassi del Watergate: Liddy e E. Howard Hunt, un ex della Cia, pianificarono l’ingresso illegale di sei esuli cubani e di James Cord, un agente della campagna di Nixon, negli uffici del partito democratico il 28 maggio 1972: il gruppo installò cimici, fotografò documenti e uscì indisturbato.

Qualche settimana dopo, una seconda effrazione fu intercettata dalla polizia che arrestò gli ‘idraulici’, così come Liddy e Hunt che curavano la regia dell’operazione da una vicina stanza del Watergate Hotel.

Uscito pieno di debiti dall’avventura legale del Watergate, Liddy si reinventò come scrittore – nel 1980 la sua autobiografia “Will” divenne un bestseller e la Nbc ne fece un film per la tv – e negli anni ’90 come conduttore di un popolare talk show radiofonico di destra.

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