Misure anti-Covid, ambulanti sfilano in furgone a Torino: “Riapriamo”

Ambulanti protestano a Torino contro le misure anti-Covid del governo.
Ambulanti protestano a Torino contro le misure anti-Covid del governo. ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

TORINO.R – Centinaia di furgoni bianchi in corteo per le strade di Torino. Dopo i tassisti e gli studenti oggi sono gli ambulanti dei mercati – comparto extralimentare – a protestare nel capoluogo piemontese contro le misure anti Covid. Nel loro caso, contro l’impossibilità di tornare a lavorare.

Il ritrovo è in piazza Vittorio Veneto, da dove si alza il grido di battaglia: “Siamo pronti ad allestire i nostri banchi anche domani, con o senza permesso”. La data limite, poi, diventa il 7 aprile. Anche perché nel pomeriggio Regione e Prefettura prendono l’impegno di interpellare il governo centrale per sensibilizzarlo sulla questione. Nel frattempo i manifestanti (un migliaio, giunti da diverse località del Piemonte insieme a qualche collega dalla Lombardia) incassano la solidarietà delle istituzioni.

“State subendo un’ingiustizia – dice dal palco Maurizio Marrone, assessore regionale ed esponente di Fratelli d’Italia – perché la chiusura che vi viene imposta non risponde a criteri scientifici ma a pressioni politiche, e se deciderete di fare una class action la Regione sarà al vostro fianco”.

“Lo stop ai mercati extra alimentari – ha sottolineato il presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia – è un provvedimento discriminatorio che mette in difficoltà economiche migliaia di famiglie piemontesi”. Alberto Sacco, assessore al commercio nella giunta M5S al Comune di Torino, invita alla pazienza e al rispetto delle regole: “Comprendiamo le vostre difficoltà e stiamo cercando di aiutarvi”.

Nessuno contesta: sul palco, uno dei promotori della manifestazione spiega che, in effetti, da Sacco “abbiamo sempre trovato la porta aperta”. Dalla piazza non partono slogan negazionisti ma soltanto la richiesta di lavorare.

C’è Francesco, che ha un banchetto di libri con licenza quarantennale: “Le librerie sono considerate essenziali e restano aperte, io invece sono chiuso”. C’è Luciana, che vende biancheria intima: “Noi operiamo all’aperto, se siamo in zona rossa non è mica colpa nostra”. “Il fatto – dice Giancarlo Nardozzi, presidente del sindacato Goia – è che stiamo morendo di fame e ci trattano pure come untori”.

L’unico momento di tensione si verifica quando un gruppetto di persone senza mascherina (No vax o No mask non si capisce bene) si intrufola tra la folla: tra un battibecco e uno spintone vengono mandati via.

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