Da Regioni e Lega pressing aperture, il Governo valuta

A Piazza di Spagna (Roma) negozi chiusi. durante la pandemia
A Piazza di Spagna (Roma) negozi chiusi. durante la pandemia. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – Programmare nuove aperture per ridare da subito speranza al Paese. Il Governo apre al dialogo con il centrodestra, a cui si aggiunge la maggioranza delle Regioni, le quali chiedono di “dare un segnale al Paese” sulla ripartenza delle attività. In vista del decreto legge che conterrà le misure in vigore dopo Pasqua, a prevalere è la linea del dialogo.

Ma “la bussola restano le evidenze scientifiche e i dati del monitoraggio”, come precisa il ministro della Salute, Roberto Speranza, per il quale “ora va usata prudenza” perché “sono i numeri dei decessi, del contagio e delle terapie intensive a imporci attenzione”.

Nell’Esecutivo però è sempre più forte la spinta per introdurre “un automatismo con aperture mirate” dalla seconda metà di aprile, come chiede anche il ministro per le Autonomie, Maria Stella Gelmini. A rassicurare le Regioni, dopo il vertice sui vaccini con i Governatori, è innanzitutto il premier Mario Draghi, che è favorevole a ‘un tagliando del decreto’: “occorre ridare speranza al Paese, pensando a programmare e alle riaperture – dice – Bisogna cominciare ad aver di nuovo il ‘gusto del futuro’. Bisogna uscire da questa situazione di inattività”.

Parole che rappresentano un’opportunità per il fronte ‘aperturista’ nella maggioranza e tra i governatori: “Cominciamo a riprogrammare le nostre aperture, le manifestazioni, le fiere, i matrimoni”, propone il ligure Giovanni Toti, seguito dai colleghi in quota Lega, i quali insistono perché nel prossimo decreto siano previste clausole per ripristinare le zone gialle qualora i contagi lo consentano.

“Valutiamo a quali condizioni epidemiologiche potremmo cominciare ad improntare un’azione che, contrastando il virus, ci aiuti ad evitare una pericolosa pandemia economica e sociale”, aggiunge il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini. E Marsilio incalza: “tutte le Regioni sono contrarie all’abolizione della zona gialla”.

Le richieste impattano contro il fronte dei rigoristi della maggioranza Pd, M5s e Leu, che guardano con pragmatismo alle cifre e per i quali non ci sono ancora margini: con 3.721 posti letto in rianimazione occupati “non possiamo fare un passo troppo lungo”, avverte Speranza durante il vertice guardando oltre, per “programmare l’estate e la graduale uscita dalle restrizioni sulla base delle evidenze scientifiche e dei dati del monitoraggio, che sono e restano la nostra bussola”.

Tutto impone ancora prudenza, dunque, ma secondo lega e Forza Italia dopo il “15-20 aprile se i numeri migliorano”, bisognerà valutare una sorta di verifica per valutare la possibilità di riaprire prima di maggio, a partire da bar e ristoranti a pranzo. Per sciogliere il nodo, il premier Mario Draghi potrebbe convocare, forse nelle prossime ore una nuova cabina di regia del Governo, in vista del Consiglio dei ministri in programma mercoledì alle 17.30.

La questione in queste ore è come eventualmente scrivere la norma da inserire nel testo: se mettere nero su bianco che ci sarà una ‘verifica’ tra quindici giorni oppure fissare fin d’ora dei parametri, sia pur molto severi, che consentano di passare in zona gialla le Regioni più virtuose.

E’ invece ormai certo che il nuovo decreto legge Covid riporterà in classe in zona rossa gli studenti fino alla prima media, ma dovrebbe anche confermare nelle aree arancioni la presenza fino alla terza media e la didattica a distanza al 50% per le superiori. Si va verso la conferma anche delle altre misure disposte con il precedente decreto, come la chiusura di parrucchieri, barbieri e centro estetici in zona rossa.

Nel provvedimento saranno incluse anche le norme ad hoc per il personale sanitario, l’obbligo di vaccinarsi per medici e infermieri a contatto con il pubblico e lo ‘scudo penale’ per chi somministra le dosi limitando la punibilità ai soli casi di colpa grave. E in relazione agli spostamenti all’estero, possibili all’estero ma limitati all’interno del Paese, “certamente si deve aprire una riflessione . Ci può essere una contraddizione- ammette il sottosegretario alla salute Andrea Costa – . Credo che dobbiamo creare le condizioni affinché si possa veicolare un messaggio univoco e far sì che i cittadini non fraintendano o mal comprendano certe decisioni”.

Fonti governative della Lega spiegano che la norma che consente di spostarsi per andare fuori dall’Italia – mentre le Regioni sono chiuse – è ‘ereditata’ dal passato, dall’ultimo dpcm, e non voluta dal ministro Massimo Garavaglia. Ma aggiungono che non c’è, anche per non creare disagi a chi abbia già prenotato, da parte loro una richiesta di rivedere le regole imponendo un blocco. Mentre la Liguria ha scelto per Pasqua la linea dura: vietate non solo le seconde case ma anche le barche.

(di Lorenzo Attianese/ANSA)