Letta-Tajani, intesa per sostenere Draghi e riforme

Antonio Tajani arriva alla Camera per partecipare alle consultazioni di Mario Draghi
Antonio Tajani arriva alla Camera per partecipare alle consultazioni di Mario Draghi, Roma, 9 febbraio 2021.GIUSEPPE LAMI

ROMA. – Una cooperazione con Forza Italia per rendere più solida la marcia del governo Draghi e per aprire il cantiere delle riforme istituzionali con una partenza all’insegna dell’approccio bipartisan. E’ quanto emerso dall’incontro di Enrico Letta con il numero due di Fi, Antonio Tajani, mentre lo stesso segretario Dem ha sollecitato La Lega a avvicinarsi al Ppe, ricevendo in risposta un “niet” da Matteo Salvini.

Si tratta delle prime mosse del leader Pd con le forze del centrodestra, in attesa di risolvere la vicenda dell’elezione della nuova capogruppo alla Camera, su cui Letta ha invitato i propri deputati a essere “sereni” dopo le polemiche dei giorni scorsi.

Due gli eventi che hanno spinto il nuovo leader Dem e Tajani a incontrarsi: l’esito del Consiglio europeo di giovedì scorso, dove Draghi ha rilanciato il processo di integrazione europea, e il controcanto di Salvini alle decisioni dell’esecutivo sulle chiusure. Tajani e Letta hanno concordato sulla necessità di un “sostegno convinto” a Draghi, con una “comune responsabilità” di Pd e Fi, pur rimanendo su posizioni e schieramenti diversi.

“Le distanze ideali e programmatiche tra il centrodestra e il centrosinistra permangono – ha detto Tajani – presto l’Italia potrà tornare alla normale dialettica bipolare, ma sprecare mesi preziosi in polemiche all’interno di una maggioranza frutto di un accordo per salvare il Paese sarebbe colpevole”.

Il “sostegno convinto” a Draghi, è stato il ragionamento di Letta, è indispensabile per sostenere il premier nelle due riforme da lui prospettate al Consiglio europeo: rendere permanente il Next Generation Eu e la riforma del Patto di stabilità. Obiettivi condivisi dai due partiti, e su cui portare anche la Lega, che al momento sta ancora flirtando con Ungheria e Polonia, contrarie a tali riforme.

Alla presentazione del rapporto annuale Ispi, Letta ha invitato Matteo Salvini ad avvicinarsi al Ppe perché ciò rappresenterebbe “un bene per l’Italia”, ma la riposta è stata negativa: “queste sollecitazioni non aiutano il Paese”.

Nell’incontro con Tajani, il segretario Dem ha poi avviato anche un dialogo sulle riforme di sistema, come la sfiducia costruttiva o la modifica dei regolamenti parlamentari per ostacolare il trasformismo. Oggi alle 18 si chiuderanno le votazioni dei deputati del Pd che dovranno scegliere tra Debora Serracchiani e Marianna Madia. Letta ha invitato i suoi deputati a sdrammatizzare e a votare con “serenità”.

Nell’ottica di attenuare le polemiche tra correnti ha pure affermato: nel Pd “siamo tutti democratiche e democratici, non ci sono ex”: un riferimento al fatto che nella ex maggioranza zingarettiana vengono chiamati “ex renziani” gli esponenti di Base riformista, come ad alludere ad una Quinta colonna di Renzi nel partito. Non a caso da Andrea Romano ad Alessandro Alfieri, molti di Base riformista hanno espresso apprezzamento per le parole di Letta.

Una grana il segretario Dem la dovrà comunque affrontare nei prossimi giorni, e riguarda Roma: Carlo Calenda ha dichiarato che comunque non ritirerà la propria candidatura per il Campidoglio, nonostante le primarie preannunciate da Letta: “Enrico decida – ha detto- se andare dietro ad una classe dirigente locale che in questi anni ha disintegrato Roma”.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)