Canale di Suez ancora bloccato, ingorgo di oltre 300 navi

Un'immagine dal satellite della porta container Ever Given che sta bloccando il canale di Suez.
Un'immagine dal satellite della porta container Ever Given che sta bloccando il canale di Suez. SATELLITE IMAGE 2020 MAXAR TECHNOLOGIES

IL CAIRO. – Si sperava in ore, ma si teme che ci vorranno ancora giorni. Pur con la premessa che non c’è una previsione sui tempi di una loro conclusione, i lavori per disincagliare il gigantesco portacontainer che da martedì blocca il Canale di Suez hanno fatto passi avanti, passando dalla fase di scavo a quella di traino.

Ma per sbloccare una delle più importanti vie d’acqua al mondo, la cui occlusione sta avendo ripercussioni importanti sull’economia mondiale, si deve sperare molto nell’innalzamento delle maree e nel calo del vento. E’ questo il quadro che emerge da varie dichiarazioni delle autorità sul caso dell’Ever Given, il portacontainer lungo come quattro campi da calcio che blocca il passaggio marittimo egiziano che dal 1869 evita il periplo dell’Africa ai commerci tra Asia ed Europa.

Il capo dell’Authority del Canale di Suez, l’ammiraglio Osama Rabie, ha ammesso di non essere in grado di precisare quando terminerà “la crisi” creata dalla nave panamense che, arenandosi su un lato del canale, ne sta bloccando più di 320 altre. Alla domanda su quando la Ever Given potrà tornare a navigare, Rabie ha risposto “oggi o domani, dipende dalla reattività della nave alle maree”.

Ma in tarda serata sembrava comunque tramontato l’auspicio di uno sblocco già sabato formulato dall’armatore giapponese Yukito Higaki, presidente della società proprietaria della Ever Given. L’Authority egiziana comunque ha potuto annunciare “la fine delle operazioni di dragaggio attorno alla prua”, che hanno rimosso 20 mila tonnellate di sabbia, e “l’inizio delle manovre di traino” con 14 rimorchiatori, tra cui due “giganti”. Ma, ha avvertito Rabie, le maree e il vento (che sta rendendo difficile l’operazione) devono dare una mano.

La poppa venerdì aveva cominciato a muoversi, poi un calo notturno della marea ha costretto a fermare le eliche. Se falliranno anche gli sforzi in corso “tenteremo di alleggerire il carico della nave”, ha annunciato l’ammiraglio prospettando un’impresa titanica: a bordo ci sono 18.300 container.

Peter Berdowski, l’amministratore delegato del gruppo che controlla la società Smit Salvage impegnata nelle operazioni, ha limitato l’obiettivo di alleggerimento a soli 600 container, mole che però già da sola richiederebbe “almeno giorni” per essere scaricata.

La posta di questa sfida logistica è enorme: una stima indica in 9,6 miliardi di dollari al giorno il valore del traffico marittimo bloccato al canale di Suez, attraverso cui transita circa il 30% dei container in giro per il mondo e circa il 12% del commercio mondiale.

Per l’Italia si tratta del 40,1% dell’import-export marittimo. Gli armatori stanno ancora scommettendo che convenga attendere e, almeno secondo quanto ha sostenuto Rabie, nessuno ha ancora deciso di imbarcare due settimane di ritardo doppiando il capo di Buona Speranza.

E’ invece partita la caccia al colpevole cui chiedere conto dell’incidente: Rabie ha smentito un annuncio della propria Authority che spiegava lo spiaggiamento con una tempesta di sabbia e ha detto che anche “errori, umani o tecnici, sono potuti entrare in gioco”.

(di Rodolfo Calò/ANSA)