‘110 e frode’, ventidue studenti con esami e tesi false

Una foto fornita dalla guardia di finanza di Venezia,
Una foto fornita dalla guardia di finanza di Venezia, 24 marzo 2021. (Ufficio Stampa della Guardia di Finanza)

GENOVA. – Esami superati e tesi consegnate grazie all’aiuto di un professore esterno della facoltà di Economia aziendale dell’Università di Genova, che inviava le risposte su WhatsApp durante lo scritto. Il tutto dietro pagamento. Sono 22 gli studenti universitari scoperti dagli investigatori del primo gruppo della guardia di finanza di Genova, guidati dal colonnello Ivan Bixio.

L’inchiesta “110 e frode” è partita dopo la segnalazione dello stesso ateneo di una sospetta compravendita dei testi per la prova scritta dell’esame di Ragioneria Generale. Da quanto emerso, gli studenti ricevevano “l’aiuto” di un professore di scuola secondaria, esterno, che oltre a tenere corsi di ripetizione “in nero”, suggeriva le risposte durante le prove d’esame ai ragazzi che frequentavano i corsi di economia; il tutto tramite WhatsApp.

Il professore, infatti, durante la prova, riceveva dagli esaminandi suoi allievi, tramite chat, una foto del compito; a quel punto lo svolgeva in diretta e lo rinviava con le soluzioni agli studenti. Proprio durante la prova di un appello d’esame di Ragioneria Generale, le fiamme gialle si sono presentate in casa del professore, sequestrandogli lo smartphone, col quale stava chattando in diretta con i suoi studenti impegnati a sostenere l’esame.

Dall’analisi svolta sui dati estrapolati dai devices (smartphone, notebook) e della documentazione cartacea sequestrata al professore (soprattutto agende), sono emersi numerosi casi di aiuti anche per le prove di statistica, ragioneria generale, test di accesso, marketing.

Il professore redigeva anche tesi di laurea da presentare e discutere presso l’Ateneo genovese. Per ogni tesi il pagamento era di 600 euro, mentre le ripetizioni avevano una tariffa che si aggirava tra i 35 e i 40 euro all’ora, per un totale di 1.200 euro a settimana.

L’attività, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti coordinati dal pubblico ministero Francesco Cardona Albini, andava avanti almeno dal 2018. Al momento risultano 22 gli studenti coinvolti ma non è escluso che l’inchiesta possa allargarsi ancora.

Dall’ateneo fanno sapere che il rettore è in attesa della comunicazione ufficiale delle denunce a carico degli allievi indagati per poter convocare la Commissione disciplinare interna per poi prendere i provvedimenti che possono arrivare fino alla sospensione per 18 mesi.

(di Laura Nicastro/ANSA)

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