Pd: scontro Letta-Marcucci. Il segretario: “Giovedì si voti”

Enrico Letta in centro a Roma dopo la sua candidatura come segretario del Partito Democratico (pd)
Enrico Letta in centro a Roma dopo la sua candidatura come segretario del Partito Democratico (pd), Roma, 12 marzo 2021. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – Il capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci ha fatto solo mezzo passo indietro e con Enrico Letta è braccio di ferro. Nelle assemblee dei parlamentari, la richiesta del segretario di eleggere due donne alla guida dei gruppi di Camera e Senato ha avuto un seguito con Graziano Delrio, che si è fatto da parte impegnandosi a cercare la sua “erede” a Montecitorio. Mentre Marcucci, dopo aver convocato per giovedì un’assemblea per votare il nuovo capogruppo, ha fatto sapere che potrebbe ricandidarsi anche lui.

Letta, dopo un confronto a tratti duro, non ha intenzione di mollare e si è detto “ottimista” che entro giovedì la situazione si risolva e che si arrivi al voto per due donne alla guida dei dem delle Camere.

Oltre al dossier “parità di genere”, Letta ha portato avanti quello delle alleanze. Ha incontrato il leader di Articolo 1, Roberto Speranza, e oggi si vedrà con il capo in pectore del M5s, Giuseppe Conte. Il segretario Pd lavora alla costruzione di una coalizione di centrosinistra e M5s.

“Vi chiedo di aiutarmi – ha detto Letta ai parlamentari – So che chiedo un sacrificio gravoso a Marcucci e Delrio. Chiedo ad Andrea generosità, anche nel gestire con voi questo passaggio”. Il capogruppo ha rinviato la palla nell’altro campo: “Purtroppo, temo che la tua proposta temo sia troppo generica. Io voglio coerenza, bisogna interrompere la tradizione di avere segretari sempre uomini”.

Letta ha incontrato Luca Lotti, il leader della corrente Base Riformista, che aveva l’obiettivo di trovare una soluzione. Il segretario ha avuto un faccia a faccia anche con Marcucci. “Fra pisani e lucchesi si trova sempre un’intesa”, ha poi scherzato Letta. Ma nella Toscana dei campanili, pisani (Letta) e lucchesi (Marcucci) non sono mai andati troppo d’accordo.

Marcucci aveva fatto capire che l’assemblea non sarebbe stata una passeggiata già in mattinata, con una lettera a Letta: “Faremo questa scelta tutti insieme”, ma “rigettando le imposizioni strumentali”. Per Letta è “irricevibile” che la prima fila del Pd sia solo di maschi. E ha risposto all’accusa sulle “imposizioni” arrivata dal capogruppo del Senato: “L’autonomia del gruppo per me è fondamentale, qualunque scelta farete sulla donna da eleggere sarà per me la migliore”.

“Unità non è unanimità – ha poi aggiunto Letta – Non c’è niente di male se i gruppi si confrontano e competono su un nome”. In ogni caso, è stato il messaggio, “gruppi e partito si sostengono a vicenda. Autonomia non vuol certo dire che ognuno va in una direzione e uno in un’altra”.

Oggiil capogruppo al Senato farà le sue valutazioni. Se decidesse di correre di nuovo creerebbe una situazione di tensione, rischiando pure di trovarsi davanti a defezioni anche fra i suoi di Base riformista. Se farà un passo indietro, come auspica il Nazareno, l’ipotesi più probabile è che venga scelta una senatrice della sua stessa area.

In pole c’è la sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento, Simona Malpezzi. Ma si parla anche di Caterina Bini e Caterina Biti. Se non dovesse essere confermata la corrente, la scelta potrebbe cadere su Roberta Pinotti.

Alla Camera la transizione sarà meno difficile. “Io sono il primo a farmi da parte. Decideremo insieme modi e tempi”, ha detto Delrio, che ha scherzato sulla sua “sensibilità” per la parità di genere. “Ho sempre avuto attenzione per le donne, io ho 5 figlie femmine, mentre Letta ha tre figli maschi”.

Sarà Delrio a guidare la transizione: “Sono disponibilissimo ad accompagnare – ha detto – a fare questo lavoro di istruttoria e di aiuto alla soluzione, per una competizione sana”. Fra i nomi si fanno quelli di Debora Serracchiani, Marianna Madia, e Alessia Rotta.

(di Giampaolo Grassi/ANSA)

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