L’Italia prima nell’Ue per l’economia circolare

riciclo rifiuti
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ROMA. – L’Italia è il primo paese in Europa per economia circolare. É il paese che ricicla di più e che usa di più materie prime riciclate. Ma piano piano sta perdendo posizioni in questo campo, perché investe meno e fa meno brevetti. Il Recovery Plan è l’occasione per invertire questa tendenza, e fare dell’Italia un campione europeo e mondiale dell’economia circolare.

É questo il messaggio che lancia il “Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia 2021”, preparato dal CEN-Circular Economy Network (la rete promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile assieme a un gruppo di aziende e associazioni di impresa) e da Enea.

La ricerca è stata presentata stamani dal presidente del Cen, Edo Ronchi. Erano presenti fra gli altri il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini.

L’Italia per il terzo anno consecutivo si conferma la prima in Europa nel campo del riciclo. Sommando i punteggi di ogni settore dell’economia circolare, l’Italia è prima con 79 punti, seguita dalla Francia con 68, dalla Germania e Spagna con 65 e dalla Polonia con 54.

Nella produzione circolare il nostro Paese ottiene 26 punti, con un distacco di 5 punti dalla Francia. Anche per la produttività delle risorse, siamo in testa alla classifica. Ogni kg di risorsa consumata genera in Italia 3,3 euro di Pil, contro una media europea di 1,98 euro.

La percentuale di riciclo di tutti i rifiuti è al 68%, nettamente superiore alla media europea (57%), al primo posto fra le principali economie europee. Il tasso di utilizzo circolare di materia (la percentuale di risorse materiali provenienti dal riciclo sul totale delle risorse utilizzate) in Italia nel 2019 è stato del 19,3%: superiore alla media dell’Ue27 (all’11,9%), inferiore di poco a quello francese (20,1%), nettamente superiore a quello tedesco (12,2%).

Ma ci sono anche le note dolenti. Per investimenti e occupazione, l’Italia è solo al quarto posto, dopo la Spagna, la Polonia e la Germania. Ed è ultima fra le grandi economie europee per numero di brevetti. Insomma, da noi si investe meno che altrove e si fa poca ricerca e innovazione.

“Stiamo perdendo posizioni – ha commentato Edo Ronchi -. Presi dalle emergenze, stiamo sottovalutando la portata del cambiamento europeo in atto verso l’economia circolare. Il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resislienza, o Recovery Plan, n.d.r.) può dare una spinta importante. Il nuovo governo, e in particolare il nuovo Ministero della Transizione ecologica, hanno il compito di migliorare e completare l’attuale bozza: bisogna assegnare un ruolo strategico all’economia circolare”.

Per Maurizio Landini, “la transizione ecologica non può essere lasciata al mercato” e “c’è bisogno di una signora politica industriale”.  Il ministro Cingolani ha risposto che sull’economia circolare “dobbiamo potenziare ancora la nostra capacità, abbiamo margini di miglioramento. Il Recovery Plan può diventare lo strumento per farlo. L’Italia deve diventare un riferimento per la circolarità non solo per l’Europa, ma per tutto il mondo”.

Il rapporto mette in luce che raddoppiando l’attuale tasso di circolarità dell’economia mondiale dall’8,6% (dato 2019) al 17%, si ridurrebbero i consumi di materia dalle attuali 100 a 79 gigatonnellate, e si taglierebbero le emissioni globali di gas serra del 39% l’anno, raggiungendo gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul clima.

(di Stefano Secondino /ANSA).

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