Pd: Letta tiene il punto sui capigruppo. Rischio conta al Senato

Enrico Letta nel suo intervento in assemblea Pd, Roma
Enrico Letta nel suo intervento in assemblea Pd, Roma, 14 marzo 2021. (Ufficio Stampa Pd)

ROMA. – E’ alta tensione sui capigruppo Pd. La richiesta del segretario Enrico Letta di eleggere due donne ha colto di sorpresa tutti, in primis gli attuali presidenti, Graziano Delrio e Andrea Marcucci, ora alla guida dei parlamentari di Camera e Senato. Letta incontrerà i gruppi: la riunione alla Camera non dovrebbe chiudersi con un voto, mentre quella al Senato potrebbe.

O almeno, così lascia intendere Base Riformista, la corrente degli ex renziani, di fatto minacciando un pericoloso showdown. E ciò anche in considerazione del fatto che Marcucci non sarebbe intenzionato a presentarsi dimissionario e che i numeri sono dalla sua parte. Anche oggi è in programma una riunione e le prossime ore potrebbero essere decisive per trovare una quadra o per decidere, anche a Palazzo Madama, di prendere tempo.

Letta tiene il punto e anche oggi si è detto “sicuro che i gruppi sceglieranno donne di qualità”. Nelle sue prime settimane da segretario, Letta ha in programma una lunga serie di incontri. Ha avuto un colloquio di un’ora con il premier Mario Draghi. I rapporti fra i due sono consolidati e il dialogo, che è stato descritto “molto cordiale e positivo”, ha spaziato dai vaccini all’Europa, alle politiche economiche di rilancio, oltre che sul raccordo tra governo e i partiti che lo sostengono.

Poi, il segretario, che nei giorni ha visto il leader della Cgil Maurizio Landini, ha incontrato il segretario della Cisl Luigi Sbarra. “In Europa che ci sia un equilibrio di genere è la precondizione – ha ricordato Letta – In un partito come il nostro, su una decina di posizioni di vertice – segretario, capigruppo, i ministri, i presidenti di Regione – la squadra del Pd è una squadra solo di maschi”.

Dal Nazareno non ci sono indicazioni sui nomi, né viene posto un tema di correnti, c’è il rispetto delle autonomie dei gruppi. Semmai – è il ragionamento -, c’è una certa attenzione sui tempi, perché l’obiettivo è chiudere la partita degli organismi dirigenti prima possibile.

Certo, dal Nazareno non vorrebbero dare l’immagine di un partito che si divide sulle nomine e sulle cariche, soprattutto perché i temi dell’agenda Paese meritano un’attenzione prioritaria da parte dei dem, anche per consentire al segretario di prendere in mano i dossier importanti, come quello delle candidature alle amministrative.

Lo scoglio più duro sembra dunque il Senato. In una riunione a Palazzo Madama, i senatori di Base riformista (la componente ex renziana guidata da Luca Lotti e Lorenzo Guerini) che rappresentano la maggioranza, hanno confermato la fiducia all’attuale capogruppo. Una riunione è in programma anche per domattina. Si tratta di ore decisive, che potrebbero cambiare lo scenario.

Fra i nomi delle papabili alla guida del gruppo dem si fa quello di Monica Malpezzi, sempre di Base Riformista. Ma è sottosegretaria ai rapporti col Parlamento: se lasciasse il governo si aprirebbe una ulteriore partita. Alla Camera, invece, Graziano Delrio si è detto disponibile a rimettersi alla volontà del gruppo.

“C’è la mia disponibilità ad affidare alla autonoma valutazione delle deputate e dei deputati come andare avanti nel nostro lavoro avendo di mira esclusivamente il modo migliore per svolgere il nostro ruolo nel Parlamento”. Domani probabilmente non ci sarà voto a Montecitorio. Fra i nomi in pole per sostituire Delrio si fa anche quello di Debora Serracchiani.

(di Giamnpaolo Grassi/ANSA)

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