Allarme moratorie, da famiglie a imprese. Nodo proroga

Sede principale della Banca d'Italia nel Palazzo Koch a Roma. (ANSA)

ROMA.  – L’approssimarsi della scadenza delle moratorie sui prestiti bancari, varate per fare fronte alla crisi Covid, scatena l’allarme del mondo bancario. A rischio, secondo la Fabi, sarebbero ben 2,7 milioni di italiani che potrebbero trovarsi senza soldi per ripagare i finanziamenti ottenuti.

Ma mentre il governo è al lavoro per prorogare con un prossimo decreto le misure a favore della liquidità di famiglie e imprese, l’Abi passa a fare pressing direttamente anche su Bruxelles.

La scadenza prevista delle misure di agevolazione su un totale di prestiti bancari per quasi 300 miliardi di euro è fissata per fine giugno. Tuttavia i responsabili del ministero dell’economia assicurano che il decreto sostegni sarà seguito a stretto giro, in aprile, da nuovi provvedimenti che guardino anche alla ripartenza, a partire quindi dalla proroga delle misure di supporto alla liquidità per le imprese, che hanno mostrato di funzionare nella prima fase della pandemia.

In attesa che tale possibilità si concretizzi effettivamente, tuttavia, la Fabi ricorda che tra circa 100 giorni termina l’ultima proroga – introdotta con la legge di Bilancio – della norma che ha consentito di congelare le rate dei finanziamenti di 1,3 milioni di aziende per 198 miliardi e di 1,4 milioni di cittadini per 95 miliardi: in totale, oltre 293 miliardi.

E visto che in base ad una serie di vincoli approvati dall’Autorità bancaria europea (Eba) da giugno prossimo dovranno essere applicate nuove, stringenti regole sulla gestione dei non performing loan, secondo il sindacato, con la consequenziale interruzione delle moratorie, almeno una quota rilevante dei soggetti con le rate attualmente sospese, in assenza di liquidità necessaria a rimborsare gli arretrati, potrà essere classificata dalle banche in posizione di default.

Analoga anche la preoccupazione della Banca d’Italia: le famiglie indebitate, ricorda Via Nazionale, hanno fatto “ampio ricorso alle moratorie, soprattutto nei primi mesi della crisi generata dalla pandemia”. Alla fine del 2020 erano infatti circa 350.000 famiglie vi avevano aderito, l’1,5% del totale e il 12% di quelle indebitate.

E anche Bankitalia avverte che al termine del periodo di sospensione, una quota di nuclei familiari potrebbe avere difficoltà a riprendere il regolare pagamento, poiché la loro capacità di sostenere gli oneri del debito dipenderà dalle condizioni dell’economia e dal recupero del reddito individuale. È pertanto cruciale, sottolineano i banchieri centrali, definire il termine delle moratorie e distribuirne gli effetti nel tempo.

La possibile ricaduta del mancato prolungamento delle misure a sostegno della liquidità preoccupa anche l’Abi che si rivolge direttamente alle autorità di Bruxelles. A farsi carico delle richieste delle banche italiane sono stati presidente e Dg dell’Abi, Antonio Patuelli e Giovanni Sabatini, che in un incontro con il Commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni hanno sollecitato affinché anche la Ue, dopo la Bce e la Banca d’Italia, si pronunci a favore del prolungamento delle moratorie bancarie.

La decisione, ricorda infatti l’Abi, spetta agli organi della UE, fra cui l’EBA, l’Autorità bancaria che dispone le regole per tutta l’Unione, sia di area Euro, sia con monete nazionali.

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