Netanyahu avanti in Israele, Lapid spera negli indecisi

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu .
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu . EPA/RONEN ZVULUN / POOL

TEL AVIV. – Saranno gli indecisi ad indirizzare il voto in Israele, il secondo in tempi di Covid. Il loro peso elettorale è stato calcolato in 10 seggi: saranno quelli a stabilire vincitori e vinti.

Gli ultimi sondaggi danno il Likud di Benyamin Netanyahu in risalita grazie alla gestione della campagna vaccinale. Come ha ammesso lo stesso Yair Lapid, leader centrista di “C’è speranza” e maggior avversario del premier alle urne, sono proprio la sua formazione e la sua alleanza a puntare a quella riserva di voti.

I 10 seggi sono grosso modo quelli che distanzierebbero Lapid, accreditato di 18-19 scranni, dai 29-30 attribuiti al Likud. E che potrebbero dare al leader centrista più forza nei confronti di Naftali Bennett, capo della destra religiosa, intenzionato con i suoi 9-10 seggi a fare da ago della bilancia tra i due blocchi contrapposti.

La partita – sempre secondo Lapid – si gioca in parte proprio nella laica Tel Aviv, serbatoio del centrosinistra ma svogliata da sempre nell’affluenza alle urne. Ed ha un significato che il Comune della città stasera illumini la propria facciata con un gigantesco ‘Andate a votare’ (‘Lechu le hazbia’, in ebraico).

Alla quarta votazione in due anni, l’affluenza rappresenta un’incognita con molteplici ricadute. Basti pensare che nel sistema elettorale israeliano c’è la soglia del 3,25% per ottenere la rappresentanza. E i piccoli partiti – sia nel blocco di destra pro Netanyahu sia in quello composito avverso al premier – possono avere un ruolo importante nel gioco delle alleanze che porteranno all’agognata quota di 61 seggi su 120 che assicurano la maggioranza alla Knesset.

Intuendo la stanchezza dell’elettorato e la minaccia di una quinta votazione quest’estate, il presidente Reuven Rivlin – uomo del Likud di altri tempi e al suo ultimo voto nell’incarico – ha ripetutamente ammonito che dopo tre voti, il quarto debe necessariamente portare ad un governo stabile pena la definitiva perdita di fiducia nelle istituzioni da parte dei cittadini.

Le 13.685 postazioni elettorali si aprono alle 7 in punto per chiudersi alle 22 per oltre 6 milioni e 500mila aventi diritto (124 mila in più rispetto alle ultime elezioni). Operazioni complesse a causa del Covid, seppur con il virus in ritirata dopo la campagna vaccinale.

Le urne “normali” sono 12.127 a cui si aggiungono 342 dedicate ai malati di coronavirus, 38 nei dipartimenti Covid degli ospedali, 4 negli hotel Covid, 409 per chi è in quarantena (oltre 65 mila persone), 4 (esordio nella storia israeliana) all’aeroporto Ben Gurion dove può votare chi rientra nel Paese prima di andare in quarantena.

Il Comitato centrale elettorale ha predisposto droni per controllare file pericolose ai seggi (in alcuni casi bus trasformati in postazioni di voto) per malati e quarantenati, in modo da poterli smistare con una sistema di trasporto gratuito (van e taxi) in seggi meno affollati.

Anche per questo, sono le elezioni più costose della storia di Israele: circa 180 milioni di euro, di cui 63 per le difficoltà poste dal virus. I primi exit poll saranno diffusi dalle tv poco dopo le 22, i risultati ufficiali probabilmente entro venerdì

(di Massimo Lomonaco/ANSA).

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