“Biden rifiuta confronto”, offensiva Mosca sul dollaro

Il presidente americano Joe Biden con il leader del Cremlino Vladimir Putin in un'immagine d'archivio.
Il presidente americano Joe Biden con il leader russo Vladimir Putin in un'immagine d'archivio. (ANSA)

MOSCA.  – Continua l’onda lunga del botta e risposta Biden-Putin, che da frecciate tra leader inizia ora ad articolarsi in strategia politica. Mosca teme infatti che Washington stia preparando un giro di sanzioni “coi denti” e cova le sue contromisure, anche passando da un giro di consultazioni con Pechino, con cui esiste ormai una “special relationship” per reagire all’urto occidentale.

L’offerta è concreta: archiviare l’era del dollaro e varare un sistema di transazioni finanziarie “sovrane” – ovvero slegate dal sistema a trazione Usa – così da mitigare un’eventuale escalation di sanzioni.

Il Cremlino, in apertura di giornata, ha registrato che gli Stati Uniti non hanno dato “nessuna disponibilità” ad organizzare il confronto “live” tra Biden e Putin, così come lo zar aveva offerto la settimana scorsa prima del suo weekend ‘siberiano’ (immerso nella taiga innevata) con il ministro della Difesa Serghei Lavrov: un ‘grazie ma no grazie’ che Mosca interpreta come “un’opportunità mancata”.

Il portavoce di Vladimir Putin, Dmitry Peskov, ha poi avvertito che la Russia è costretta a prendere in considerazione “tutte le possibili minacce dell’Occidente”, data la voglia di sanzionare mostrata “in particolare” dagli Usa , compresa la disconnessione dal sistema di pagamento internazionale Swift.

Ora, la possibilità che la Russia venga esclusa dallo Swift (che ha sede in Belgio) non è nuova e in America se ne dibatte da anni. Ma il fatto che Peskov l’abbia citata proprio oggi potrebbe indicare qualcosa di preciso. E qui tocca andare in Cina.

Il ministro degli Esteri Serghei Lavrov, infatti, è volato a Guilin per incontrare il suo omologo cinese, Wang Yi, guarda caso dopo il “Summit” sino-americano di Anchorage. Prima della  sua missione, il Global Times, tabloid del Quotidiano del Popolo, la “voce” del Partito comunista, ha notato che “la tempistica della visita di Lavrov è degna di nota perché vuol dire che la Russia “è il primo Paese con cui Pechino condivide informazioni e opinioni su punti chiave dopo il faccia a faccia Cina-Usa”, a rimarcare un asse robusto a dispetto delle pressioni esterne.

E Lavrov si è presentato con una proposta precisa: una “riduzione” da parte di Cina e Russia della dipendenza dal dollaro e dai sistemi di pagamento occidentali per mitigare le pressioni “dell’agenda ideologica dell’Occidente”.

Ora, l’offerta non è nuova – Mosca peraltro da tempo ha liquidato le sue riserve in dollari a favore di yuan ed euro e la Cina ha avviato la sperimentazione, arrivata a buon punto, della sua valuta digitale proprio per sfuggire alla pressione americana – ma il tempismo potrebbe essere azzeccato, dato che ora anche il Dragone si trova a dover gestire le sanzioni occidentali, ad esempio sulla violazione dei diritti umani nello Xinjiang.

“Nell’attuale situazione internazionale è importante per noi parlare l’uno con l’altro come partner strategici e rafforzare la nostra interazione”, ha confermato Wang Yi a Lavrov.

Putin, tornando sul fronte occidentale, ha sentito per telefono il presidente del Consiglio europeo Charles Michel in vista della riunione del Consiglio europeo sulle relazioni Russia-Ue del 25-26 marzo, definendo “insoddisfacente” le relazioni russo-europee a causa “della politica non costruttiva e a volte conflittuale dei partner”. Perché tutto si tiene.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)