BoJo dà l’esempio e si vaccina con AstraZeneca

Il premier britannico Boris Johnson con mascherina.
Il premier britannico Boris Johnson con mascherina. (AP/ Aaron Chown)

LONDRA. – In Europa continentale si tratta di ricostruire la fiducia in una partita vaccinale ancora tutta da vincere; nel Regno Unito di evitare che la stessa fiducia venga scalfita facendo perdere slancio a una campagna in piena corsa con numeri da record.

E quando il gioco si fa duro, è ai leader che tocca mettere la faccia, come ha fatto oggi il premier britannico Boris Johnson, presentatosi in serata a farsi vaccinare a Londra di fronte alle telecamere con una prima dose del siero che è sulla bocca di tutti: quello sviluppato a Oxford e prodotto da AstraZeneca,  che nei giorni scorsi diversi Paesi dell’Ue avevano sospeso sulla base d’allarmi legati a singoli episodi di presunti effetti collaterali più gravi.

Allarmi giudicati sin dall’inizio “infondati” Oltremanica e ridimensionati infine ieri anche dal nuovo via libera dell’Ema.

Johnson, 56 anni, ha atteso il suo turno per la somministrazione, nel St. Thomas Hospital, lo stesso in cui era stato ricoverato l’anno passato in terapia intensiva dopo un drammatico contagio da Covid, a una settimana dall’annuncio dell’ampliamento della copertura anche agli ultracinquantenni in un Paese nel quale le iniezioni fatte finora a partire dai più anziani e dai più vulnerabili hanno intanto superato quota 28 milioni (650.000 solo ieri, nonostante qualche preoccupazione sul marchio del vaccino disponibile e qualche episódico rifiuto).

Ma ha tenuto a ricevere una dose di AstraZeneca, deciso a dare l’esempio e a testimoniare in prima persona il valore delle rassicurazioni ripetute all’unisono con le autorità sanitarie di controllo sul fatto che questo antidoto, al pari di Pfizer o degli altri approvati in giro per il mondo, è non solo “efficace” ma “sicuro”.

“Ricevere il vaccino è la miglior cosa che si possa fare per avere indietro le nostre vite, che ci mancano così tanto”, ha scritto subito dopo BoJo su Twitter, aggiungendo a mo’ di conclusione una riedizione dello slogan (Get Brexit done) che lo ha portato a Downing Street e al trionfo elettorale del dicembre 2019: “Let’s get the jab done”.

Il primo ministro Tory non è del resto l’unica personalità a essersi fatta iniettare l’antidoto di Oxford nello scenario attuale, segnato in un Paese in controtendenza da una frenata dei contagi dopo l’impennata causata dalla ‘variante inglese’ del virus e da un calo dei ricoveri.

Nel Regno lo hanno seguito o preceduto fra i tanti l’ex tribuno della Brexit Nigel Farage,  politici di ogni tendenza come il leader dell’opposizione laburista Keir Starmer, autorità del sistema medico-sanitario, figure del mondo della cultura, dello sport, dei media e incluso della famiglia reale: con Camilla, consorte dell’erede al trono, pronta a sottolineare nei giorni scorsi di aver ricevuto a sua volta proprio AstraZeneca quando era toccato a lei assieme al principe Carlo, un mese dopo la 94enne regina Elisabetta e il 99enne duca di Edimburgo, Filippo.

In Francia, in un clima improntato invece all’inseguimento del tempo perduto, a farsi inoculare una dose di Oxford/AstraZeneca alla ripresa, come rappresentante delle istituzioni, è stato il primo ministro Jean Castex, anche lui in diretta tv dall’ospedale Begin di Saint-Mandé di Parigi. “Mi lascerei vaccinare con AstraZeneca, ma voglio aspettare il mio turno”, ha annunciato la cancelliera tedesca Angela Merkel.

Mentre nella piccola Slovenia, uno dei Paesi europei più colpiti dal virus in rapporto alla popolazione, a offrire il braccio al vaccino ritrovato è stato il vertice dello Stato al gran completo: tutti in parata all’Istituto nazionale per la salute pubblica, dal presidente Borut Pahor al premier Janez Janša.

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