Covid: prima morte a Sao Paolo per collasso terapie intensive

Manifestanti pro-Bolsonaro protestano contro il lockdown per la pandemia a Sao Paulo. Immagine d'archivio.
Manifestanti pro-Bolsonaro protestano contro il lockdown per la pandemia a Sao Paulo. Immagine d'archivio. EPA/Fernando Bizerra Jr

SAN PAOLO.  – Prima morte per mancanza di posti in terapia intensiva a San Paolo, la città più grande e popolosa del Brasile: la vittima è un giovane di 22 anni della Zona Est, il quartiere più indigente della megalopoli di 12 milioni di abitanti, dove risulta occupato l’88% delle unità di terapia intensiva.

“Purtroppo una persona è morta perché non riusciva a trovare un posto letto, anche noi siamo al collasso”, ha confermato il sindaco di San Paolo, Bruno Covas, all’emittente GloboNews.

Questo giovedì 395 persone erano in fila di attesa per un posto in terapia intensiva a San Paolo, la capitale più colpita dalla pandemia in Brasile, dove sono già in vigore lockdown e coprifuoco notturno.

Visto l’aggravarsi della situazione, Covas starebbe pensando di anticipare cinque giorni festivi, come accaduto nel 2020, per cercare di ridurre la circolazione dei residenti in strada.

Le vittime causate in Brasile dal Covid-19 in un anno di pandemia hanno già superato quelle per Aids registrate negli ultimi 23 anni.

Le morti per Covid-19 sono ad oggi 284.775 mentre quelle causate dall’Aids dal 1996 al 2019 sono 281.156. Lo rivela il  ministero della Salute, che monitora le vittime per Aids solo dal 1996 anche se la Sindrome da immunodeficienza acquisita è presente in Brasile dal 1982.

La media annua di vittime causate dall’Aids in Brasile oscilla tra 10 e 12 mila, precisa il ministero.

Mentre, il presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, si è congratulato con i manifestanti che domenica hanno protestato in varie capitali del Paese contro i lockdown, nel momento in cui vari governatori hanno rafforzato le misure per prevenire la diffusione della pandemia di coronavirus, che si trova nella sua fase più critica.

“Mi sono sentito felice: a tutto il Brasile è piaciuto vedere che la gente è viva, perché vogliamo la nostra libertà”, ha detto Bolsonaro rivolto a un gruppo di sostenitori a Brasilia.

Questa settimana sono intanto entrate in vigore nuove misure negli Stati di San Paolo e Minas Gerais. I governatori della regione meridionale ieri hanno tenuto un incontro virtuale con il neo ministro della Salute, Marcelo Queiroga, al quale hanno chiesto sostegno di fronte alla crisi sanitaria.

In particolare, il governatore del Rio Grande do Sul, Eduardo Leite, ha proposto che sia il governo federale a coordinare i lockdown.

Intantio, il 50% dei brasiliani è contrario a un eventuale impeachment del presidente della Repubblica, Jair Bolsonaro, ha rivelato un sondaggio dell’agenzia Datafolha, secondo il quale anche lo speaker della Camera dei deputati si opporrebbe a un processo politico del capo dello Stato.

Proprio alla Camera sono state presentate più di 60 richieste di impeachment contro Bolsonaro, l’ultima delle quali lo accusa di “genocidio” per la sua gestione della pandemia di coronavirus.

Nonostante le critiche delle opposizioni, la maggioranza della popolazione non vedrebbe tuttavia di buon occhio l’impeachment del presidente, sostenuto da un altro 46% degli intervistati.

In un precedente rilevamento di Datafolha, condotto a gennaio, era il 53% a opporsi all’impeachment, contro un 42% di favorevoli.

Il sondaggio ha consultato 2.023 persone tra il 15 e il 16 marzo e ha un margine di errore di 2 punti percentuali in più o in meno.

Intanto il nuovo speaker della Camera di Brasilia, Arthur Lira, considerato un alleato di Bolsonaro, si è espresso contro la votazione di una richiesta di impeachment a carico del presidente.

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