Un’altra Pasqua Covid, celebrazioni ancora blindate

Papa Francesco dà la benedizione urbi et orbi dal sagrato della Basilica di San Pietro vuota per le restrizioni anti-covid
Papa Francesco dà la benedizione urbi et orbi dal sagrato della Basilica di San Pietro vuota per le restrizioni anti-covid. EPA/ANDREAS SOLARO / POOL

ROMA. – Non solo le classiche gite fuori porta e i picnic all’aperto, ma anche e soprattutto la stessa ragion d’essere della ricorrenza pasquale, cioè i riti della Settimana Santa e del triduo della Passione, Morte e Risurrezione, risentiranno quest’anno delle drastiche restrizioni anti-Covid.

E’ un’altra Pasqua ‘blindata’ quella che si prospetta ai fedeli, in conseguenza delle zone rosse e arancioni fin da domani lungo tutta la Penisola e del lockdown a livello nazionale a cavallo del weekend pasquale.

Per quanto riguarda le celebrazioni della Settimana Santa e del Triduo pasquale, le norma precauzionali imposte vanno a dare un ulteriore giro di vite alle restrizioni diventate da tempo la normalità per i fedeli, fin dalla riapertura delle messe nel maggio scorso: dalla limitazione per gli accessi alle celebrazioni, ai distanziamenti e all’obbligo di mascherina, dai termoscanner all’ingresso alle acquasantiere vuote, fino alle comunioni distribuite in mano e senza file o assembramenti.

L’esistenza delle “zone rosse” imporrà anche di munirsi di autocertificazione per recarsi in chiesa. La Santa Sede non ha ancora diffuso il calendario delle celebrazioni presiedute dal Papa. Ma è certo che in tutta Italia sparirà una tradizione del Giovedì Santo come quella della “lavanda dei piedi”, mentre analoga sarà la sorte delle Vie Crucis (salvo eccezioni) e le veglie pasquali saranno anticipate a prima del coprifuoco.

A tale proposito, dopo le linee-guida prodotte dalla Congregazione vaticano per il Culto divino, già il 24 febbraio scorso la Conferenza Episcopale Italiana aveva emanato gli “orientamenti” liturgici per le celebrazioni della Settimana Santa, sulla base anche dei precedenti protocolli stipulati col governo per l’emergenza-Covid.

“Innanzitutto si esortino i fedeli alla partecipazione di presenza alle celebrazioni liturgiche nel rispetto dei decreti governativi riguardanti gli spostamenti sul territorio e delle misure precauzionali contenute del richiamato Protocollo – dice la Presidenza Cei -; solo dove strettamente necessario o realmente utile, si favorisca l’uso dei social media per la partecipazione alle stesse”.

Si raccomanda che “l’eventuale ripresa in streaming delle celebrazioni sia in diretta e mai in differita e venga particolarmente curata nel rispetto della dignità del rito liturgico”. I media della Cei – a partire da Tv2000 e dal Circuito radiofonico InBlu2000 – copriranno tutte le celebrazioni presiedute dal Papa.

Nello specifico delle varie liturgie, si suggerisce che, per la Domenica delle Palme, “si evitino assembramenti dei fedeli; i ministri e i fedeli tengano nelle mani il ramo d’ulivo o di palma portato con sé; in nessun modo ci sia consegna o scambio di rami da mano a mano”.

La Messa crismale “sia celebrata la mattina del Giovedì Santo o, secondo la consuetudine in alcune Diocesi, il mercoledì pomeriggio”. Qualora fosse impedita “una significativa rappresentanza di pastori, ministri e fedeli”, il Vescovo diocesano valuti la possibilità di spostarla in un altro giorno, entro il tempo di Pasqua. Il Giovedì Santo, nella Messa vespertina della “Cena del Signore” “sia omessa la lavanda dei piedi”.

Il Venerdì Santo, il Vescovo introduca nella preghiera universale un’intenzione “per chi si trova in situazione di smarrimento, i malati, i defunti”. L’atto di adorazione della Croce mediante il bacio sia limitato al solo presidente della celebrazione. La Veglia pasquale del Sabato Santo potrà essere celebrata in tutte le sue parti come previsto dal rito, “in orario compatibile con l’eventuale coprifuoco”.

Per quanto riguarda infine “le espressioni della pietà popolare e le processioni”, come la Via Crucis, “sia il Vescovo diocesano ad offrire le indicazioni convenienti”. Ma il diffondersi delle zone rosse imporrà un taglio drastico anche di questa tradizione.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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