Astrazeneca taglia ancora, scontro con l’Ue

Una fiala con il vaccino della Oxford University/AstraZeneca.
Una fiala con il vaccino della Oxford University/AstraZeneca.

BRUXELLES. – I dubbi sugli effetti collaterali di AstraZeneca non sono il solo ostacolo all’accelerazione della campagna vaccinale in Europa. L’azienda anglo-svedese continua a tagliare le forniture, scatenando di nuovo l’ira di Bruxelles che esorta il consiglio di amministrazione ad assumersi le sue responsabilità e trovare una soluzione al più presto.

Sembra per ora infatti fallito il tentativo avviato dall’azienda di recuperare le dosi ferme negli Usa in attesa del via libera dell’autorità americana. L’amministrazione Biden non sembra disposta a dare il via libera all’export verso l’Unione europea.

Anzi verso nessuno: in serata è stata la Casa Bianca a chiarire che gli Stati Uniti hanno finora respinto tutte le richieste di altri Paesi sulla condivisione di vaccini. “La priorità è vaccinare gli americani”, ha tagliato corto la portavoce Jen Psaki.

Nel primo trimestre AstraZeneca avrebbe dovuto distribuiré nell’Ue circa 90 milioni di dosi. Invece, dopo un’ulteriore riduzione, ha annunciato che si fermerà a circa 30 milioni, ovvero un terzo dei suoi obblighi contrattuali iniziali. Le rassicurazioni date a fine febbraio dall’amministratore delegato Pascal Soriot sono quindi già lettera morta: a marzo arriveranno quasi dieci milioni di fiale in meno di quelle promesse solo quindici giorni fa.

Il commissario Ue per il Mercato unico, Thierry Breton, è furioso. “Sulla consegna dei vaccini” in Europa, AstraZeneca sta facendo “sforzi” ma “non del suo meglio”, come previsto dai contratti con l’Ue. “Vedo degli sforzi ma non il ‘massimo sforzo possibile’. Questo non basta per rispettare gli obblighi assunti nel primo trimestre”, ha evidenziato Breton.

Finora l’Ue ha preferito la mediazione all’approccio punitivo, ma il commissario francese, che in queste settimane sta ispezionando anche gli impianti produttivi proprio per individuare i problemi, comincia a cambiare toni: “É tempo che il board di AstraZeneca si assuma la sua responsabilità fiduciaria e faccia ciò che serve per adempiere agli impegni”, ha detto con fermezza oggi dopo l’ennesimo taglio.

All’Ue non dispiaceva l’idea di avere le dosi degli americani per rimediare ai ritardi, ma gli Usa post-Trump, pur avendo cambiato atteggiamento con gli alleati europei, per ora non mollano le dosi, nonostante siano stipate a milioni nei magazzini in attesa dei risultati dei test e del via libera d’emergenza dell’autorità sanitaria, che ancora non c’è.

Intanto dall’Austria arrivano nuove critiche al sistema “iniquo” di distribuzione comune. Il cancelliere Sebastian Kurz ha accusato alcuni Paesi Ue di aver stretto “contratti segreti” con aziende farmaceutiche.

“Ci sono indicazioni secondo cui ci sarebbe una sorta di bazar in cui sono stati stipulati ulteriori accordi tra gli Stati membri e le aziende farmaceutiche”, ha detto ai giornalisti il cancelliere austriaco, aggiungendo di aver condiviso le informazioni con i leader belga, greco, polacco, sloveno e ceco.

Secondo Kurz, Malta riceverà entro l’estate il triplo delle dosi per abitanti rispetto alla Bulgaria, l’Olanda il doppio rispetto alla Croazia.  Accuse che gettano altra benzina sul fuoco, mentre le campagne vaccinali arrancano ovunque.

La Commissione Ue prova a spegnere le fiamme, ricordando che la chiave di distribuzione che si basa sulla popolazione potrebbe essere stata superata da accordi tra Paesi, che possono cedere dosi ad altri se pensano di non averne bisogno, usando altri criteri concordati.

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