Mezzo milione occupati in meno, male donne e giovani

Manifestazione sul lavoro. Immagine d'archivio.
Manifestazione sul lavoro. Immagine d'archivio. (Ansa)

ROMA. – L’anno segnato dall’arrivo del Covid si chiude con quasi mezzo milione di occupati in meno. Un calo “senza precedenti” lo definisce l’Istat certificando l’effetto della pandemia sul mercato del mercato del lavoro nel 2020.

Un anno terribile per l’emergenza sanitaria ancora in corso, che vede le donne ed i giovani pagare il prezzo più alto e che conferma l’ampliarsi dei “divari di genere”.

Sono, per l’esattezza, 456 mila gli occupati persi nel corso dell’anno: 249 mila sono lavoratrici. E  se si guarda alla fascia di età, i giovani tra i 15 e i 34 anni sono i più colpiti: 264 mila in meno. Per lo più occupati a termine, rimasti a casa senza rinnovo. Senza contare coloro che sempre più rinunciano a cercare un posto.

Per contenere le conseguenze della pandemia sul tessuto sociale ed economico, tra le misure che entreranno nel prossimo decreto Sostegno c’è la proroga del divieto di licenziare (in scadenza il 31 marzo): varrà per altri tre mesi per tutti e fino all’autunno, invece, legato alla riforma degli ammortizzatori sociali, soltanto per le piccole imprese che attualmente non hanno la tutela della cig ordinaria.

“Il blocco dei licenziamenti per le imprese che hanno già degli ammortizzatori sociali durerà fino a giugno; per i lavoratori che invece non hanno alcuno strumento in questa fase sarà portato fino alla riforma degli ammortizzatori sociali, che in autunno dovrebbe essere pronta”, spiega il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando.

Una proroga chiesta a gran voce dai sindacati, anche se per un periodo più lungo, per evitare il rischio di perdere migliaia di posti di lavoro e “che un quadro drammatico si trasformi in disastro”, dice il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra: le tutele “vanno necessariamente prorogate senza selettività”.

La Uil con la segretaria confederale Ivana Veronese parla di dati “allarmanti” e insiste a chiedere la proroga “per tutto il 2021”.  La pandemia “aggrava l’emergenza occupazionale di donne, giovani e Mezzogiorno”, afferma la segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti, chiedendo “interventi mirati del Governo” e nel Pnrr.

I numeri del mercato del lavoro sono tutti negativi: nel 2020 si registra un calo dell’occupazione, indica l’Istat, pari a -456 mila (-2,0%). Un calo, segnato dalla pandemia, che segue la crescita ininterrotta dei precedenti sei anni, sottolinea l’Istituto di statistica, seppur rallentata a partire dal 2017.

Contestualmente, si registra una forte diminuzione della disoccupazione (-271 mila, -10,5%) e un boom degli inattivi di 15-64 anni (+567 mila, +4,3%), ovvero delle persone che non hanno un lavoro e nemmeno lo cercano. Una ricerca resa più difficile dalle restrizioni, e dal lockdown, messe in campo per contenere la diffusione dei contagi.

Tanto che nel 2020 il tasso di occupazione, che nel 2018 e 2019 aveva raggiunto il massimo storico, scende al 58,1% (-1 punto percentuale rispetto al 2019) e torna ai livelli del 2017; in calo anche il tasso di disoccupazione che si porta al 9,2% (-0,8 punti in un anno), mentre quello di inattività sale al 35,9% (+1,6 punti).

Ma sono le donne e i giovani a pagare di più. II calo dell’occupazione risulta infatti maggiore tra le donne: -249 mila occupate (-2,5%) rispetto ai -207 mila occupati tra gli uomini (-1,5%). Tra i giovani 15-34enni si osserva invece la più forte diminuzione del numero di occupati (-5,1%, pari a -264 mila).

Tra i 35-49enni segna un -3,2% (-306 mila), mentre cresce tra gli ultracinquantenni (+1,3%, +113 mila). Al Sud il tasso di disoccupazione registra un calo più pesante: 1,7 punti in meno,  contro -0,3 punti nel Nord e -0,6 punti nel  Centro.

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