I piaceri della tavola

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Non amo cucinare. “Non sembri neppure italiana! Mi è stato sentenziato con la tipica smorfia di chi assaggia un vino che sa di tappo.

Così ho provato a sfogliare un ricettario, dove mi sono imbattuta in alcune prelibatezze della nostra cucina mediterranea, le cui ricette riporto fedelmente anche se le trovo sconcertanti (forse perché sono quasi vegetariana ) ma apprezzatissime da parecchi. Italiani e non.

Number One:

“Polenta con osei” (uccellini ) Si si. C’è chi li dipinge. Chi li tiene in gabbia. Chi li sbatte in padella. Ma non prima di averli infarinati a dovere, con le alette aperte, quasi in croce, per meglio dorarli.   “..Pesano 30 grammi da vivi con piume e tutto. Hanno pochissima carne, e le ossa sono talmente piccole e gracili   che si mangia la carcassa intera. Meno il becco..” Luogo di nascita della ricetta?: Bergamo, Brescia.

“Rane in guazzetto”

Si dice che gli inglesi ne abbiano orrore. Mentre i tedeschi se le mangiano tutte. Più raffinati i francesi, che ne prediligono solo le gambe didietro, mentre noi, le rane, le acquistiamo già spellate e sviscerate (brrrr !) come recita la ricetta , la cui origine è: Lombardia, Emilia.

“Lumache alla Borguignonne”

Sono quelle che fanno meno senso per via del nome pomposo, ma sempre lumache bavose sono. Meglio ignorarne la fase della spurgatura. Apprezzatissime nelle Marche e, perché no? Anche in Calabria.

Ma il fiore all’occhiello, sono i nostri prelibati e ricercatissimi formaggi:

“Gorgonzola con i grilli”, Così come suona. Peculiarità?

I grilli. Che sono vermiciattoli, vivi, vispi, iperattivi, che pullulando dentro e fuori del gorgonzola si attorcigliano – invitanti – ma – ingestibili – perché saltano e strisciano, strisciano e saltano, tanto che, chi li vuole gustare assieme al formaggio, (sono tutt’uno) deve tamponarli con pezzi di pane se no fuggono. Ohibò. Luogo di produzione?   Eh!. Liguria.. terra mia!

Quale formaggio illegale, ne è vietata la commercializzazione dall’Unione Europea per le norme igienico- sanitarie, mentre oggi sappiamo che, invece, di formaggi   con quelle determinate caratteristiche se ne produce e consuma in tutta Italia e da sempre, anche se quasi nessuno ammette di mangiarli ma solo di conoscerli “per sentito dire”.

Sardegna: il famosissimo Casu Marzu. Prodotto caseario. Simbolo della entomofagia nostrana.

Nel 2009 il libro Guinnes gli assegnò il primato come il formaggio più pericoloso al mondo per la salute degli esseri umani, anche se non esiste nessun documento che ne corrobori la veridicità, ma si sa (ahimè) che viene colonizzato dalla mosca, che vi depone le sue larve e che oggi, quasi non si trova. Non la mosca. Il formaggio.

A causa della sua grandissima popolarità e conseguente richiesta.

In Abruzzo troviamo il cacio Marcetto o Cace Fraceche.

In Calabria il Casu du Quagghiu.

In Puglia e Molise lo chiamano Casu Punt.

E ancora molti altri, che in tanti degustano, apprezzano, inghiottiscono.

Ma per amore del vero, non si può non citare anche Aristotele,  ghiotto di cicale, di cui ne assicurava la prelibatezza: “Meglio se allo stato di crisalide, che dopo l’accoppiamento, le femmine sono più buone, tutte piene di bianche uova..” (ufff)

Plinio il Vecchio riferiva che, fra gli innumerevoli insetti, consumati regolarmente, prediligeva, quale leccornia, una larva dotata di corazza chiamata “Cossus..”

Ma: “De gustibus non est disputandibus” (Sui gusti non si discute)

Frase che, secondo Plutarco, va attribuita a Giulio Cesare, il quale, però, pare averla pronunciata davanti ad un innocuo piatto di asparagi al burro.

Ma è giunta l’ora di andare a tavola, quindi e comunque.. Bonn Appetit!

( GIMS )