Via libera Ue a J&J ma da Usa niente dosi a breve

Fiale con il vaccino Johnson & Johnson.
Fiale con il vaccino Johnson & Johnson.

BRUXELLES. – Arriva il vaccino monodose Janssen. L’Agenzia europea del farmaco (Ema) ha dato il via libera al quarto siero della strategia Ue, prodotto dalla Johnson & Johnson, dopo Pfizer-BioNtech, Moderna e AstraZeneca.

Ma mentre Bruxelles indica l’immunizzante come un potenziale acceleratore delle campagne nei 27 Stati, proprio grazie alla somministrazione unica, dietro le quinte si agitano le preoccupazioni per nuovi possibili ritardi dopo che gli Stati Uniti di Joe Biden, sull’export delle dosi, hanno ribadito l’America first di trumpiana memoria, azzerando le speranze di collaborazione a breve.

Schiacciata tra l’avarizia di Washington, le tensioni con Londra e le provocazioni della Russia, che secondo gli analisti della task force del Foreign Office europeo ha scatenato una massiccia campagna di disinformazione per minare la credibilità dell’Ema, l’Ue ha deciso di estendere l’applicazione del meccanismo sul controllo delle esportazioni fino a fine giugno.

Non si tratta di un blocco, hanno ribadito dalla Commissione, ricordando come l’ok all’export fino ad oggi sia stato concesso 249 volte verso 31 Paesi per 34 milioni di dosi, di queste 9,1 milioni al Regno Unito.

Proprio a Downing street, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha gettato il guanto della sfida. “Dimostri quante dosi ha fatto arrivare nell’Unione”, ha incalzato dopo reciproche accuse di protezionismo.

L’esecutivo comunitario ha invece risposto con garbati “no comment” a chi chiedeva delle nuove difficoltà. Ma le indiscrezioni sui problemi di distribuzione dello Janssen per il secondo trimestre sono apparse più chiare dopo che gli Usa hanno fatto recapitare il messaggio di non essere intenzionati, almeno per il momento, a far arrivare in Europa fiale prodotte oltreoceano.

Secondo il contratto stipulato con l’Unione, Johnson & Johnson dovrebbe consegnare un totale di 200 milioni di dosi nel 2021, a partire dai 55 milioni del secondo trimestre, di cui 7,3 mln per l’Italia. Ma le trattative sono in corso e passano anche dai negoziati che il capo della task force Thierry Breton conduce con la controparte di Washington, Jeff Zients.

“Non c’è da aspettarsi che arrivino immunizzanti” dagli Usa “nell’immediato futuro”, hanno fatto sapere ieri sera ai 27 ambasciatori riuniti in Coreper fonti fonti vicine al negoziato.

Sostanzialmente i problemi sono due. Da un lato la capacità di produzione che arranca. Dall’altra c’è la questione dell’infialamento. I sieri devono infatti essere inviati negli Stati Uniti per il confezionamento: un problema sollevato già alcune settimane fa da alcuni leader.

Il timore sussurrato a mezza bocca è di non veder tornare in Europa gli shot, per questo motivo si stanno valutando alcuni siti nell’Unione per il “fill and finish”, almeno uno stabilimento anche in Italia.

E mentre si narra che Breton si colleghi quotidianamente col ceo di AstraZeneca, Pascal Soriot, in cerca di soluzioni sulle distribuzioni, si lavora al potenziamento della produzione di Pfizer, a Marburgo, in Germania: potrebbe sfornare un miliardo di dosi per luglio.

(di Patrizia Antonini/ANSA)

Lascia un commento