“Mosca non vuole imporre lo Sputnik a nessuno”

L'ambasciatore russo a Roma Sergey Razov.
L'ambasciatore russo a Roma Sergey Razov. (ANSA)

ROMA.  – La Russia non vuole imporre lo Sputnik V a nessuno, non c’è alcuna “operazione diplomatico-propagandistica” in corso, semmai la volontà di condividere un vaccino ritenuto efficace perché qui si trata “della vita e della salute dei cittadini” e “la lotta alla pandemia richiede convergenza e unione delle forze”.

L’ambasciatore della Federazione russa Sergey Razov, in un’intervista esclusiva all’ANSA, interviene dopo le polemiche seguite all’annuncio della prossima produzione dello Sputnik in Lombardia da parte dell’azienda italo-svizzera Adienne Pharma&Biotech.

Dicendosi “sconcertato” dalle strumentalizzazioni e assicurando come per il momento non via sia alcun ruolo attivo della sua ambasciata nella promozione di accordi strettamente “commerciali”.

“L’intesa tra la società svizzera Adienne Pharma&Biotech, i cui impianti di produzione sono situati sul territorio della regione italiana della Lombardia, e il Russian Direct Investment Fund è il risultato di negoziati diretti”, spiega il diplomático accettando di rispondere a domande scritte.

“Secondo i dati del RDIF, la produzione del vaccino Sputnik V in quell’azienda farmaceutica potrebbe essere avviata tra alcuni mesi. Per quanto riguarda il ruolo dell’ambasciata, posso dire che noi, nei limiti delle nostre competenze, prestiamo il massimo sostegno allo sviluppo della collaborazione italo-russa nella battaglia contro l’infezione da coronavirus, ma non siamo coinvolti, in nessuna forma, in trattative commerciali”.

L’accordo annunciato in Italia ha però innescato molte polemiche, anche in Europa. “Ritengo controproducente – dice Razov – farsi guidare da qualsiasi considerazione geopolítica quando si tratta della vita e della salute dei cittadini. I vertici della Russia hanno ripetutamente dichiarato la propia disponibilità a qualsiasi forma di cooperazione con i partner europei nella lotta alla pandemia e nella campagna vaccinale. Ne approfitto per chiarire definitivamente un punto: non abbiamo alcuna intenzione di imporre a chicchessia i nostri prodotti”.

“ A questo proposito, francamente, suscitano vero sconcerto le interpretazioni comparse su alcuni media italiani a proposito di una sorta di offensiva diplomatico-propagandistica per introdurre il vaccino russo e addirittura di una ‘colonizzazione vaccinale’ dell’Europa da parte della Russia. Il coltivare delle fobie, inclusa la russofobia, è una cosa poco producente. Ancora una volta responsabilmente dichiaro che noi non imponiamo nulla a nessuno.”

“ L’Ambasciata – prosegue – riceve, da parte di regioni, aziende private, organizzazioni e persone fisiche, numerose richieste di acquisto e molte proposte di produzione del vaccino russo per l’Italia. La nostra posizione è oltremodo trasparente: la Russia è aperta a tutte le forme reciprocamente accettabili di collaborazione, tuttavia le relative richieste devono essere presentate tramite i canali governativi ufficiali”.

Per quanto riguarda invece l’autorizzazione del siero russo in Europa, “RDIF, com’è noto – ricorda l’ambasciatore – ha presentato la richiesta di certificazione all’Agenzia Europea per il farmaco. L’Ema ha annunciato l’inizio della relativa revisione clinica (rolling review) del dossier di registrazione del vaccino. Auspichiamo un veloce (scevro da politicizzazione ed eccessiva burocrazia) completamento di tale procedimento. Nove Stati europei, tra i quali anche alcuni membri della Ue, hanno approvato individualmente l’utilizzo di Sputnik V senza aspettare l’Ema”.

Ma Bruxelles sostiene che la Russia non ha neanche la capacità di produrre dosi sufficienti di Sputnik per la propia popolazione, figurarsi per quella europea. Mosca ha invece parlato della possibilità di inviare 50 milioni di dosi all’Europa da giugno.

È realistico? “In Russia – risponde ancora Razov – lo Sputnik V è prodotto in sei fabbriche farmaceutiche. La domanda interna del farmaco è soddisfatta completamente. Si sta organizzando la produzione in 10 siti internazionali, tra cui Bielorussia, India, Cina, Brasile e Corea del Sud. E dunque mi pare che le previsioni cui Lei accennava sono assolutamente realistiche”.

Infine i rapporti tesi con l’Europa e quelli invece molto più dialoganti con l’Italia.  “In merito alla politica di Bruxelles nei confronti della Russia – osserva l’ambasciatore – dobbiamo con dispiacere constatarne il carattere extremamente contraddittorio, dovuto in larga misura all’applicazione del principio dell’unanimità nella soluzione delle questioni più importanti delle relazioni con il nostro Paese. In pratica, la politica generale concordata dell’Ue non di rado è ostaggio di un noto e piccolo gruppo di Paesi dell’Unione Europea”

“Per quanto riguarda l’Italia- aggiunge-  alla quale ci legano tradizionali rapporti di amicizia, constatiamo che le principali forze politiche sono invece concordi nel ritenere importanti la normalizzazione e il miglioramento delle relazioni tra la Russia e l’Ue. In questo contesto noi, naturalmente, abbiamo prestato attenzione alle parole pronunciate dal premier Draghi durante il suo intervento programmatico al Senato in merito all’importanza di rafforzare i meccanismi del dialogo con il nostro Paese”.

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