Covid: Passaporto vaccinale, la Cina fa da apripista

Cina, passaporto vaccinale sullo smartphone
Cina, passaporto vaccinale sullo smartphone.. (Photo by NICOLAS ASFOURI / AFP)

ROMA. – Come per il ‘contact tracing’ la Cina fa da apripista al passaporto vaccinale, un certificato digitale che potrebbe far rialzare la testa a economia e viaggi. In paesi avanti con la campagna dei vaccini, come Stati Uniti e Israele, ci sono già degli esperimenti, l’Europa discuterà a metà marzo una proposta comune.

In Italia il Garante Privacy ritiene ci debba essere una legge nazionale anche per evitare discriminazioni tra chi ha avuto il vaccino e chi no, e fughe in avanti delle singole Regioni com’è stato per l’app Immuni.

Il certificato digitale attivato in Cina mostra lo status vaccinale di una persona con i risultati dei test e vi si può accedere attraverso il social WeChat. Il programma include un codice Qr crittografato che consente di ottenere informazioni sulla salute, al momento non è obbligatorio e sta aprendo inevitabilmente un dibattito sulla privacy. Esattamente come è avvenuto per il tracciamento dei contagi che in Cina oltre all’app, ha previsto il controllo dei pagamenti digitali, il riconoscimento facciale e altri sistemi biometrici.

Esperimenti di passaporto vaccinale ci sono già in Israele con il ‘green pass’ che consente ai possessori di accedere ad un certo numero di servizi; a New York si è testato l”Excelsior Pass’ per partecipare ad eventi sportivi; la possibilità è al vaglio del governo britannico che intende però coordinarsi con l’Ue.

L’Europa il 17 marzo presenterà una proposta legislativa per uno strumento digitale e interoperabile che consentirà di varcare le frontiere anche per turismo, evitando così che i Big dell’hi-tech anticipino le mosse dei 27, come è stato per la piattaforma di contact tracing.

Si pensa ad un Qr Code sullo smartphone che contenga informazioni sui test effettuati e le dosi acquisite. E verrà concepito, ha fatto sapere Bruxelles, nel pieno rispetto della privacy. L’Ue punta anche a lavorare con organismi internazionali come Oms, Ocse e Iata non solo per far sì che il pass sia riconosciuto oltre i confini del Vecchio continente, ma anche per superare le diffidenze di alcuni paesi come Francia e Germania, mentre c’è un fronte favorevole che comprende Austria, Grecia, Estonia e Croazia.

In Italia il ministro della Salute Roberto Speranza ha spiegato che il paese si muoverà con l’Ue. Mentre il Garante Privacy ha puntualizzato che il trattamento dei dati relativi allo stato vaccinale dei cittadini per accedere a locali o servizi debba essere oggetto di una norma di legge nazionale anche per evitare “discriminazioni, violazioni e compressioni illegittime di libertà costituzionali”.

Favorevole all’ipotesi di un passaporto vaccinale è Lettera 150, il think tank che riunisce circa 300 accademici, poichè – dicono – la soluzione può iniziare a far ripartire il Paese e l’economia. Il gruppo di esperti suggerisce di usare la tessera sanitaria che non è “passibile di falsificazioni” e di collegarla ad una banca dati regionale.

(di Titti Santamato/ANSA)