Greta striglia Biden sul clima: “Non fa abastanza”

Greta Thunberg a Torino. Archivio
Greta Thunberg a Torino. in un immagine d'archivio. (ANSA)

WASHINGTON. – Greta Thunberg ha fatto campagna per Joe Biden, invitando i follower sui social a votare per l’ex vicepresidente e a farla finita con quel Donald Trump che l’aveva più volte derisa, così come il tycoon ha costantemente deriso e ignorato le indicazioni della scienza.

Ora però l’attivista svedese chiede il conto al nuovo inquilino della Casa Bianca: nei primi due mesi, ha denunciato, “non ha fatto abbastanza”. E pazienza se Biden in poche settimane ha riportato gli Usa nell’accordo di Parigi, ha nominato uno zar del clima e ha già varato una serie di decreti mirati ad abbassare la temperatura globale di almeno 1,5-2 gradi centigradi.

Per la diciottenne Greta è troppo poco se si vuole imprimere subito una svolta, se si vuole davvero cambiare marcia prima che sia troppo tardi.

“Non basta dire ‘ci impegniamo’. La crisi legata ai cambiamenti climatici – ha affermato in una intervista rilasciata alla rete televisiva Msnbc – va trattata proprio come una vera e propria crisi, una crisi esistenziale. Invece non lo stanno facendo, continuano a trattarla come se fosse una questione politica, una tra le tante”.

Certo, i toni non sono quelli del durissimo atto di accusa che Greta rivolse ai leader mondiali nel settembre 2019 dal palco delle Nazioni Unite, ma il neopresidente americano è avvisato. Bisogna fare molto di più.

Lo ammette lo stesso John Kerry che da inviato speciale Usa per il clima è impegnato in un tour nelle capitali europee. A Bruxelles ha incontrato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, l’Alto rappresentante per la política estera, Josep Borrell, e il vicepresidente della Commissione responsabile per il Green Deal, Frans Timmermans.

La sfida con l’Europa, il suo messaggio, è fare del 2020-2030 “il decenio dell’azione”, coordinando e allineando le misure tra le due sponde dell’Atlantico: “Possiamo fare di più”. Solo così per lo zar del clima di Biden si potrà cogliere “la più grande opportunità dalla rivoluzione industriale ad oggi”.

Kerry, che sottotraccia starebbe già tentando di riallacciare il dialogo sul clima anche con la Cina, ha quindi ribadito come tra gli obiettivi fissati dalla nuova amministrazione statunitense ci siano quello di un’economia a emissioni zero entro il 2050 e quello di un settore elettrico libero dalle emissioni inquinanti entro il 2035.

Ma un piano più dettagliato sarà pronto per il prossimo 22 aprile, quando in occasione della giornata della Terra Biden ospiterà un summit globale sul clima proprio per rilanciare l’accordo di Parigi.

Intanto il presidente americano se la deve vedere con chi ostacola la sua svolta sul clima in patria, con ben 12 stati Usa a guida repubblicana che gli hanno fatto causa accusandolo di non avere l’autorità per fissare nuove regole sulle emissioni.

Nel mirino uno dei decreti approvati nelle scorse settimane, definito incostituzionale in quanto chiede alle agenzie federali di calcolare i “costi sociali” delle emissioni inquinanti stimando la “monetizzazione dei danni”.

Un’azione che – si legge nell’azione legale – dovrebbe spettare al Congresso e che rischia di avere “conseguenze economiche disastrose” con “centinaia di miliardi di dollari di danni all’economia americana per i prossimi decenni”.

Intanto in Italia il ministro degli esteri Lugi Di Maio ha lanciato la proposta di nominare anche nel nostro Paese un inviato per il clima in vista delle sfide del G20 e della Cop 26.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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