Annullate le condanne, Lula può ricandidarsi nel 2022

Luiz Inacio Lula da Silva festeggiato dai suoi sostenitori all'uscita dal carcere. Immagine d'archivio.
Luiz Inacio Lula da Silva festeggiato dai suoi sostenitori all'uscita dal carcere. Immagine d'archivio. EPA/Hedeson Alves

SAN PAOLO. – Terremoto politico-giudiziario in Brasile. Il giudice della Corte suprema Edson Fachin ha annullato tutte le condanne inflitte all’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva, dichiarando l’incompetenza del tribunale federale di Curitiba, responsabile per la maggior parte delle sentenze dell’inchiesta Lava Jato, la Mani Pulite brasiliana.

Lula, 75 anni, dopo aver già scontato 580 giorni in carcere riacquista pertanto i diritti politici e torna a sorpresa in corsa per le elezioni presidenziali del 2022. Proprio oggi un sondaggio rivelava che se si fosse candidato avrebbe ottenuto il 50 per cento delle preferenze dei brasiliani.

La condanna per l’attico di Guarujà, a cui se ne aggiunse in seguito anche un’altra sempre nell’ambito della Lava Jato, impedì a Lula di partecipare alle presidenziali del 2018, in cui pure era favorito. La sentenza del giudice Sergio Moro spianò la strada al candidato dell’estrema destra, l’attuale presidente Jair Bolsonaro, che una volta eletto offrì il posto di ministro della Giustizia proprio a Moro.

“É una sentenza politica, vogliono impedire la mia candidatura”, protestò Lula, che si è sempre dichiarato innocente e vittima di una “persecuzione politica”. Le prove del presunto accanimento giudiziario contro l’ex presidente-operaio, icona della sinistra mondiale, cominciarono ad emergere nel 2019, durante l’inchiesta sull’hackeraggio dei telefoni e degli account di messaggeria Telegram dell’ex giudice Moro, del pm Deltan Dallagnol e di altri esponenti del pool della procura di Curitiba che indagavano su Lula.

Il “caso Lula”, che negli scambi di messaggi veniva indicato con il numero 9, divenne sui media brasiliani il “caso Moro”.

L’ex giudice, che ha lasciato il governo in rotta con il presidente Bolsonaro, è ora consulente di importante multinazionali, alcune delle quali vennero sfiorate dalle sue inchieste.

L’inchiesta che ha portato alla condanna di Lula ruotava invece attorno alla proprietà di un attico di 216 mq a Guarujà, una delle più esclusive località balneari del litorale paulista.

L’immobile, secondo l’accusa, era stato donato dal colosso delle costruzioni Oas all’ex presidente in cambio di lucrose commesse con la compagnia petrolifera statale Petrobras. Ad incastrare Lula era stata la confessione dell’ex presidente dell’Oas Leo Pinheiro, raccolta in carcere in cambio di un sensibile scontodi pena proprio dal giudice Sergio Moro.

É probabile che la procura federale di Curitiba faccia ricorso contro la decisione del giudice della Corte suprema, ma da stasera Bolsonaro trema.

(di Marco Brancaccia/ANSA)

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