Ue: AstraZeneca rispetti i patti o blocchiamo l’export

La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen.
La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. EPA/STEPHANIE LECOCQ

BRUXELLES.  – Lo stop all’export per AstraZeneca “non è una tantum, dipenderà dall’azienda. Debe rispettare i patti. Se onoreranno il contratto e ricreeranno la fiducia”, poi “le porte si apriranno”.

La presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, in un’intervista ad un gruppo ristretto di media, tra cui l’ANSA, ha chiarito per la prima volta fino a che punto sia salito il livello di scontro tra l’Ue ed il colosso anglo-svedese.

“Ci aspettiamo – ha spiegato – che AstraZeneca accresca i suoi sforzi per distribuire più dosi in Europa e si metta in pari. Questo sarà il benchmark” per stabilire “se ci sarà esportazione anche da altri Paesi” dopo il blocco della settimana scorsa dall’Italia di 250mila vaccini in partenza per l’Australia.

La leader europea ha in particolare sottolineato “il sostegno alle decisioni dell’Italia” di Mario Draghi. “Da quanto vediamo AstraZeneca sta distribuendo al di sotto del 10% di quanto pattuito per il primo trimestre nell’Unione. Perciò – ha rimarcato – pieno sostegno e allineamento con l’Italia”. Quella di non autorizzare l’export “è stata una decisione consensuale”.

Secondo il piano, ha ricordato Von der Leyen, “AstraZeneca avrebbe dovuto iniziare a preparare le scorte per distribuire le fiale una volta avuto il via libera” dall’Agenzia europea del farmaco. “Così ha funzionato con Pfizer-BioNtech”, che in Europa rispetta i patti e produce il 95% di quanto viene esportato verso oltre 30 Paesi.

“Così ha funzionato con Moderna, ma non con AstraZeneca. Vogliamo sapere cos’è successo”, ha ribadito l’ex ministra tedesca, ricordando poi come “tutto d’un tratto AstraZeneca sia stata capace di trovare i sieri necessari per inviarli all’Australia. Noi non siamo la logistica di AstraZeneca – ha avvertito -. Hanno una produzione mondiale e  molti stabilimenti oltre a quelli europei. Devono spiegare dove sono andate le nostre dosi”.

Domenica la presidente ha avuto una videoconferenza con i ceo dei Big Pharma, che hanno stipulato i contratti di pre-acquisto con l’Unione, soprattutto per fare il punto sull’incubatore Hera per l’adattamento dei vaccini alle nuove varianti del Covid-19.

Tra loro anche Pascal Soriot, ma non c’è stata occasione di scambi bilaterali col manager, anche perché, ha evidenziato Von der Leyen, “questo è compito del commissario Thierry Breton”, che della produzione di AstraZeneca ha parlato con il capo della task force Covid Usa, Jeff Ziens.

Intanto l’Ue ha accelerato sullo snellimento delle procedure per autorizzare l’adattamento dei vaccini alle nuove varianti. “L’Ema ha già pubblicato le linee guida, che adotteremo al collegio dei commissari l’11 marzo. Quindi siamo stati molto veloci con i miglioramenti normativi”.

Ma segnali positivi arrivano anche sui sequenziamenti per l’individuazione delle mutazioni, con un numero crescente di Paesi – sono 11 – che hanno aderito ai contratti con l’Ecdc, e la rete di sperimentazione clinica – Vaccelarate – in crescita, con ormai più di 200 partecipanti tra ospedali, studi di cura ed altro.

Mentre per l’aumento della capacità di produzione in Europa sono stati identificati 45 siti. Su questo Von der Leyen ha rassicurato: “Da aprile in Ue avremo 100 milioni di dosi al mese, 300 milioni in tutto entro fine giugno”.

Quanto al vaccino russo Sputnik, la presidente dell’esecutivo si è mostrata molto cauta. “Ha avviato una revisione continua con l’Ema, ma deve presentare una richiesta di autorizzazione, aprire i libri, essere trasparente e dimostrare che i requisiti minimi negli studi clinici sono stati soddisfatti, per garantire efficacia e sicurezza”.

Ma c’è anche un secondo punto su cui ha insistito: “I siti di produzione dovranno essere ispezionati. Ogni vaccino sul mercato europeo è passato attraverso questa procedura. Non è solo il vaccino, ma sono anche le condizioni di produzione ad essere cruciali per la sua qualità e la sua sicurezza.

Sputnik non produce in Europa, quindi se presenterà richiesta all’Ema vedremo se indicherà i siti di produzione che intendono utilizzare. Lo sottolineo perché assistiamo ad annunci di milioni di dosi per molti luoghi del mondo, mentre il tasso di vaccinazione dei russi è molto basso. Quindi vogliamo chiarezza”.

(di Patrizia Antonini/ANSA)