Pechino rilancia le spese militari, stretta su Hong Kong

La bandiera cinese su uno schermo gigante a Pechino.
La bandiera cinese su uno schermo gigante a Pechino. EPA/ROMAN PILIPEY

PECHINO. – La Cina vede un rimbalzo dell’economia nel 2021 e torna a fissare un target ad hoc “oltre il 6%” dopo la sospensione lo scorso anno di una pratica consolidata per la “grande incertezza” legata alla pandemia del Covid-19.E rilancia anche le spese militari stimate in aumento del 6,8% annuo, contro il 6,6% dei minimi degli ultimi 30 anni del 2020, nel mezzo delle rinnovate tensioni con gli Usa, l’India sull’Himalaya, Taiwan e dei contenziosi nel mar Cinese meridionale e orientale.

Nel contesto del Congresso nazionale del popolo, il premier Li Keqiang ha aperto la sessione legislativa annuale del parlamento snocciolando gli obiettivi economici e occupandosi poi di questioni sensibili come Taiwan (contrasto “a ogni attività separatista alla ricerca dell’indipendenza” e impegno a promuovere le relazioni pacifiche e la “riunificazione”) e Hong Kong, su cui la Cina vuole prevenire e scoraggiare “con forza” le interferenze delle forze esterne.

Proprio sull’ex colonia britannica il Congresso ha cominciato l’esame della riforma elettorale che si sta configurando come una revisione draconiana che accantonerà l’esperienza democratica, tra diritti e libertà, seguita negli ultimi 24 anni dopo il passaggio dei territori nel 1997 sotto la sovranità cinese.

Una svolta che ha spinto l’Ue ad invitare “le autorità di Pechino a considerare attentamente le implicazioni politiche ed economiche di qualsiasi decisione di riforma del sistema elettorale di Hong Kong che minerebbe le libertà fondamentali, il pluralismo politico e i principi democratici”, minacciando “ulteriori passi” da parte di Bruxelles nei confronti di Pechino.

Nel dettaglio, la leadership comunista ha stabilito piani di normalizzazione per evitare sorprese nelle future elezioni di Hong Kong, richiedendo che i candidati alle cariche siano “patrioti” e, secondo quanto riferito, rimuovendo i consiglieri distrettuali, dove c’è una schiacciante presenza pro-democrazia, dal prossimo voto del governatore della città, blindando così la fedeltà a Pechino.

Non è chiaro quando si svolgeranno le prossime elezioni per rinnovare il parlamentino locale: il South China Morning Post, ad esempio, ha riferito che le autorità centrali vorrebbero rinviare il voto a settembre 2022.

“Nel 2021 la Cina continuerà ad affrontare molti rischi e sfide per lo sviluppo, ma i fondamentali economici che sosterranno la crescita a lungo termine sono invariati”, ha detto Li nel suo intervento dedicato in buona parte all’economia.

Per l’anno in corso si prevede la creazione di più di 11 milioni di nuovi posti di lavoro nelle aree urbane, dove la disoccupazione è stimata al 5,5%, un’inflazione intorno al 3% e un deficit al 3,2%. Il budget militare, in rialzo del 6,8% a 1.360 miliardi di yuan (209 miliardi di dollari), si confronta con una spesa fiscale in crescita di appena l’1,8%.

La Cina si è poi impegnata a ridurre i gas serra del 18% rispetto ai livelli del 2020 entro il 2025 e il consumo di energia del 13,5% nello stesso arco temporale, in base ai primi dettagli diffusi del 14esimo piano 2021-25 di sviluppo económico e sociale e degli obiettivi strategici al 2035, all’esame dei quasi 3.000 delegati del Congresso. C’è l’obiettivo di aumentare la quota di combustibili non fossili nel mix energetico al 20%, sul 15% attuale, rispolverando anche il nucleare.

Quanto alle risorse per ricerca e sviluppo, l’aumento è di oltre il 7% annuo fino al 2025. E’ un punto importante nella battaglia con gli Usa – verso cui il premier ha ribadito la disponibilità a instaurare rapporti “alla pari e di rispetto reciproco” – per la supremazia tecnologica.

Pechino ha affermato che “scienza e tecnologia, autosufficienza e auto-miglioramento sono un pilastro strategico per lo sviluppo nazionale”, a maggior ragione dopo gli scontri con Washington, seguendo temi cari al presidente Xi Jinping.

A tal proposito, sono sette le “tecnologie di frontiera” a cui dare priorità ben oltre i prossimi cinque anni: intelligenza artificiale; informazioni quantistiche; circuiti integrati e semiconduttori; scienza del cervello (tra cura delle malattie e tecnologia di fusione cervello-computer); genomica e biotecnologia; medicina clinica e salute; infine, esplorazione spaziale e delle profondità terrestre e marina, ricerca polare.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)