Verso una campagna di vaccinazione nelle aziende

Dottoressa vaccinando una ragazza. Vaccini
Dottoressa vaccinando una ragazza.

ROMA. – L’aggiornamento o meglio la “manutenzione” dei protocolli di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, a quasi un anno dalla loro firma all’inizio della pandemia, e l’avvio di una campagna vaccinale nelle aziende, a partire dai lavoratori più esposti al rischio contagio, mettendo in campo i medici aziendali ma anche la rete Inail con i suoi ambulatori.

É la strada tracciata dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che ha incontrato insieme al ministro della Salute, Roberto Speranza, le parti sociali.  Al tavolo ha partecipato anche il commissario per emergenza Covid-19, Francesco Paolo Figliuolo.

Una “opportunità” da raccogliere, dice Orlando, sostenuta da Speranza. Che consentirebbe, garantita la disponibilità di un maggior numero di dosi, di accelerare il piano vaccinale, facendo marciare la campagna nelle aziende accanto a quella principale. Provando così ad utilizzare “tutte le armi” e le forze a disposizione, è il ragionamento, per immunizzare più persone e rendere il mondo del lavoro “Covid free”.

La proposta, che era stata lanciata qualche settimana fa da Confapi e da Confindustria, trova la disponibilità anche delle altre associazioni di categoria e dei sindacati, pronti a sostenere la diffusione.

Una strada che la Lombardia già si prepara a percorrere: la Giunta della regione dovrebbe infatti approvare la prossima settimana un provvedimento congiunto dell’assessore allo Sviluppo economico, Guido Guidesi, e del vicepresidente e assessore al Welfare, Letizia Moratti, per consentire le vaccinazioni anche all’interno delle aziende. La decisione consentirebbe anche di alleggerire il peso sui centri vaccinali quando inizierà la campagna di vaccinazione di massa.

Due gli “obiettivi” del tavolo con le parti sociali, spiega Orlando: il primo “fare il punto” sull’attuazione dei protocolli sicurezza firmati a marzo e poi ad aprile dello scorso anno, il secondo “raccogliere un’opportunità e un’istanza.

L’opportunità riguarda la possibilità di utilizzare i presidi all’interno delle aziende, quindi i medici aziendali, per l’attività di vaccinazione; l’istanza è quella, se si riesce ad attivare questa rete, di garantire un accesso più fluido ai vaccini alle categorie di lavoratori che sono più immediatamente esposti al contagio e che, tra l’altro, sono anche i lavoratori che sono stati impegnati nei giorni del lockdown” nei servizi essenziali e nella grande distribuzione.

Confindustria, presente al tavolo con la dg Francesca Mariotti, ribadisce la disponibilità delle imprese a “collaborare in modo attivo alla campagna pubblica di vaccinazione” e a mettere “a disposizione della macchina organizzativa i luoghi di lavoro che le Autorità sanitarie riterranno adeguati”.

Anche Confcommercio si dice pronta “a coinvolgere le imprese associate per l’utilizzo ad esempio dei centri distributivi e dei magazzini di alcune attività e il personale medico”, individuando le categorie “più a rischio”.

La vaccinazione per i lavoratori del terziario e del turismo “deve essere una priorità”, sostiene Confesercenti.

L’Alleanza delle cooperative parla di “tappa imprescindibile del percorso di uscita dalla pandemia” e chiede che la vaccinazione sia “un obbligo per le categorie più sensibili, come operatori socio-sanitari e insegnanti”.

Sui vaccini nei luoghi di lavoro, la Cgil ribadisce di non aver nulla in contrario: “Serve, però – dice il segretario generale Maurizio Landini – una regia nazionale e il Ssn dovrà avere un ruolo centrale, anche nelle priorità sui lavoratori più esposti”.

Il nuovo numero uno della Cisl, Luigi Sbarra, conferma di essere “pronti ad agevolare il piano vaccinale con un nuovo protocollo sulla salute e sicurezza” e apprezza il tavolo di confronto. Parla di un piano nazionale anche il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, che chiede di “stabilire un percorso per arrivare presto alla sottoscrizione di un nuovo protocollo”.

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