Unicef: “Per un bambino su sette quasi un anno in lockdown”

Studente a casa segue le lezioni di scuola con la DAD (didattica a distanza) usando il computer
Studente a casa segue le lezioni di scuola con la DAD (didattica a distanza) usando il computer, Milano, 20 ottobre 2020. ANSA/MATTEO CORNER

ROMA. – Almeno un bambino su 7 – ovvero 332 milioni nel mondo – ha vissuto per almeno 9 mesi, da quando ha avuto inizio la pandemia da Covid-19, sotto misure nazionali che prevedono l’obbligo o la raccomandazione di permanenza a casa, mettendo a rischio la loro salute mentale e il loro benessere, tanto che molti si sentono ansiosi o sono depressi.

Lo rivela uno studio dell’Unicef che ha utilizzato i dati della Oxford COVID-19 Government Response Tracker e sottolinea: “Quasi tutti I bambini nel mondo hanno vissuto qualche forma di lockdown intermittente durante l’ultimo anno”.

“Con i lockdown nazionali e le restrizioni di movimento è stato un anno lungo per tutti noi, ma soprattutto per I bambini – ha spiegato Henrietta Fore, Direttore generale Unicef – Quando devi stare lontano dagli amici e distante dagli affetti e magari anche bloccato a casa con qualcuno che usa violenza, l’impatto è importante. Molti bambini hanno paura, si sentono soli, in ansia e preoccupati per il loro futuro. Dobbiamo uscire da questa pandemia con un migliore approccio alla salute mentale di bambini e adolescenti”.

Anche prima della pandemia, i bambini e i giovani sopportavano il peso dei rischi legati alla salute mentale, con la metà di tutti i disturbi mentali che si sviluppavano prima dei 15 anni e il 75% entro prima dell’età adulta. La maggior parte delle 800.000 persone che muoiono per suicidio ogni anno sono giovani, e l’autolesionismo è la terza causa di morte tra i 15-19 anni, con tassi più alti tra le ragazze adolescenti. Si stima che globalmente un bambino su 4 viva con un genitore che ha un disturbo mentale.

Molti bambini subiscono violenza, abbandono o abuso a casa, e per loro le chiusure hanno significato restare molto più a contatto con i maltrattanti e senza il sostegno di insegnanti, parenti e comunità. I bambini appartenenti a gruppi di popolazione vulnerabili – come quelli che vivono e lavorano per strada, i bambini con disabilità e quelli che vivono in contesti di conflitto – rischiano che i loro bisogni legati alla salute mentale vengano completamente trascurati.

Secondo l’Oms, la pandemia, ha interrotto o fermato i servizi fondamentali per la salute mentale nel 93% dei Paesi del mondo, mentre la richiesta di supporto per la salute mentale è in aumento. Uno studio su 194 città in Cina ha mostrato che il 16% dei rispondenti ha riportato sintomi depressivi da moderati a gravi durante la pandemia e il 28% sintomi di ansia da moderati a gravi.

Per questo in Kazakistan, ad esempio, Unicef ha lanciato una piattaforma online per servizi di consultorio individuali per i bambini, insieme alla formazione a distanza nelle scuole per gli specialisti della salute mentale. In Cina, Unicef e la società di social media Kuaishou hanno lanciato una sfida online per aiutare a ridurre l’ansia nei bambini.

Quest’anno Unicef ha annunciato che dedicherà il rapporto biennale State of the World’s Children alla salute mentale di bambini e adolescenti, per fornire soluzioni e incoraggiare i governi a porre un’attenzione maggiore sul tema.

(di Simona Tagliaventi/ANSA)

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