Pd: braccio di ferro sul congresso, Zingaretti chiede lealtà

La relazione di Nicola Zingaretti alla direzione nazionale del Pd, in un fermo immagine tratto da Facebook, 25 febbraio 2021.
La relazione di Nicola Zingaretti alla direzione nazionale del Pd, in un fermo immagine tratto da Facebook, 25 febbraio 2021.

ROMA. – Si inaspriscono i toni del confronto nel Pd, con le minoranze di Base riformista e dei “giovani turchi” che sollecitano il congresso entro l’anno, suscitando la reazione di Nicola Zingaretti che chiede “lealtà”, in un contesto che per il Nazareno sta diventando esageratamente conflittuale.

Ad accendere gli animi anche le parole del segretario martedì sera alla Direzione del Pd del Lazio, in cui ha parlato di legge elettorale e alleanze, suscitando l’ira di Matteo Orfini, con una netta replica della segreteria.

“Quello che sto leggendo è incredibile. Tutte le decisioni sulla gestione della crisi e la formazione del Governo Draghi – sottolinea Zingaretti – sono state prese collegialmente da organismi dirigenti unitari. Così come la condotta parlamentare in questi 3 anni è stata gestita da capigruppo che non avevano sostenuto questa segreteria. Una delle condizioni fondamentali dei rapporti politici è la lealtà e il coraggio di assumersi le proprie responsabilità”.

Un riferimento ad Andrea Marcucci – sono convinti in molti – che anche martedì aveva chiesto il congresso. La necessità di Assise entro l’anno è stata ribadita anche da Stefano Ceccanti, in un lungo documento, quasi una mozione congressuale, che rilancia il profilo riformista delle origini.

A surriscaldare i toni anche i commenti su quanto detto da Zingaretti martedì alla Direzione del Pd Lazio, che oggi ha votato in favore dell’alleanza con M5s, con l’ingresso dei pentastellati nella Giunta guidata dal leader Pd. Il segretario aveva osservato che l’alleanza potrebbe servire anche a livello nazionale se rimanesse in vigore l’attuale legge elettorale, dove il 35% dei seggi è assegnato in collegi maggioritari.

Orfini lo ha accusato di fare “l’opposto” di quanto ha votato la Direzione nazionale confermando una settimana fa l’appoggio ad una legge proporzionale. In più Orfini ha attaccato Zingaretti per quanto scritto da un quotidiano, per il quale il leader Dem avrebbe un accordo con Salvini sul maggioritario. In una nota la segreteria ha smentito l’asse con il leader della lega, ed ha controattaccato: “creare polemiche infondate, partendo da articoli di giornale, fa parte del degrado politico nel quale è precipitato il confronto interno del Pd contro il suo gruppo dirigente”.

Un clima da assedio, dunque, che rende difficile arrivare serenamente all’Assemblea nazionale del 13 marzo, dove Zingaretti dovrà decidere se offrire il posto da vicesegretaria ad una esponente della minoranza interna o ad una della propria magigroanza. In ogni caso l’alleanza tra Pd e M5s nella Regione guidata dallo stesso Zingaretti, suscita nervosismo in quanti tra i Dem sono scettici su questo legame.

Patrizia Prestipino, coordinatrice di Base RIformista nella Capitale ha chiesto un congresso non solo a livello nazionale ma anche a livello Regionale e cittadino, visto che le precedenti Assise escludevano questo scenario. Nonostante Zingaretti abbia esplicitato che tale alleanza non si trascini poi sui Comuni, il pensiero tra i Dem va a Roma, dove il Pd ha sempre osteggiato Virginia Raggi.

Un Pd che dovesse convergere su Raggi preoccupa non solo Base Riformista e i “giovani turchi” ma anche esponenti di altre aree che guidano i Municipi in mano al Pd. Di qui il suggerimento di alcuni parlamentari a lavorare con i vertici di M5s per un passo indietro dell’attuale sindaca e una candidatura al Campidoglio del segretario Dem, con il Pd nazionale che a quel punto non terrebbe un normale congresso bensì una vera e propria nuova Costituente, Costituente richiesta da Giorgio Tonini e Roberto Morassut. Un scenario definito da “fantapolitica” da diversi esponenti della segreteria.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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