Approvati decreti sport, ecco la riforma che divide

L' ex ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, in una foto d'archivio.
L'ex ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, in una foto d'archivio. (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

ROMA. – Passano sul filo di lana i cinque decreti sportivi, ma la riforma continua a dividere. Il consiglio dei ministri del nuovo governo Draghi ha approvato i provvedimenti fortemente voluti da Vincenzo Spadafora, ex ministro dello sport dell’esecutivo Conte: lo ha fatto all’ultima chiamata, perché la delega sarebbe scaduta il 28 febbraio.

Si tratta dei decreti emanazione della legge delega 8 agosto 2019, e riguardano tra l’altro le tutele per i lavoratori sportivi, l’incentivazione del professionismo femminile, l’abolizione del vincolo, l’apertura per i paralimpici nei gruppi militari, la sicurezza sulle piste da sci, i nuovi regolamenti per l’impiantistica sportiva.

“Dopo tanti anni la riforma dello sport è fatta e aprirà una strada di cambiamento per tutti e solo in meglio – esulta Spadafora -. Dopo un anno di lavoro complicato è stata approvata. Finalmente tantissime cose diventano realtà, dalle tutele per i lavoratori sportivi, al professionismo femminile. Sono commosso ed emozionato”.

L’entrata in vigore dei decreti sarà però posticipata: con un successivo provvedimento del consiglio dei ministri sarà disposto infatti il differimento dell’applicazione delle norme. C’è infatti la volontà di accogliere le richieste arrivate in queste settimane, soprattutto causa pandemia, allo stesso Draghi da parte del movimento sportivo.

Ultima la lettera di tre federazioni (Figc, basket e pallavolo) che si dicevano  favorevoli alle maggiori tutele per gli sportivi ma chiedevano di rinviare l’attuazione per non gravare ulteriormente su un settore provato dalla crisi pandemica. Per questo verrà poi approvata una norma che posticiperà l’effetto degli stessi decreti, e si darà modo, anche con l’auspicato arrivo di un sottosegretario con la delega allo sport, di mandare avanti i ristori e gli aiuti per tutto il settore.  Quanto all’abolizione del vincolo sportivo, “il decreto stabilisce che le norme introdotte si applicano a decorrere dal 1° luglio 2022”

La riforma comunque non piace a molti. “Lo sport ha attraversato tanti momenti difficili ma un tale caos non si era mai visto – dice Gianni Petrucci, ex n.1 del Coni ora a capo della federbasket -. Adesso oltre al grave problema della pandemia assistiamo anche a leggi che non fanno altro che mettere ulteriormente in ginocchio un sistema sport al collasso”. Il nodo è quello della tutela e del vincolo sportivo (che così potrebbe essere abolito nel 2022).

Voce contraria anche quella di Carlo Sibilia, presidente della Lega Dilettanti: “Il calcio di base ha ricevuto un altro duro colpo. Con l’approvazione dei decreti di riforma dello sport vengono ancora una volta penalizzate le società dilettantistiche, a cominciare dall’abolizione del vincolo”.

Esulta invece il mondo paralimpico. “Un provvedimento atteso da 20 anni, che consentirà ai paralimpici di accedere ai Corpi dello Stato e ai Gruppi sportivi militari – le parole di Luca Pancalli, n.1 del Cip -. Si tratta di un passaggio storico per il nostro movimento, la fine di una disparità durata troppo a lungo”. “Tutele agli operatori sportivi? Questo dovrebbe essere la soluzione alle varie contrapposizioni che sono state già sollevate” dice il n.1 del Coni Giovanni Malgò.

Il cammino dei decreti del resto è stato divisivo anche sul fronte strettamente politico. Il M5S si compiace dell’ok arrivato: “Nonostante la crisi di Governo abbia impedito al Parlamento di esprimere il proprio parere, i decreti legislativi sullo sport sono una grande occasione di riforma tuttora aperta” dicono i deputati pentastellati. Sul fronte opposto Fratelli d’Italia: “La riforma dello sport, nonostante la generale bocciatura delle associazioni sportive, è stata approvata dal governo Draghi, senza un sottosegretario dedicato e senza i pareri delle commissioni Sport di Camera e Senato. Dal governo uno schiaffo al Parlamento” dice il deputato di Fdi, Federico Mollicone. I decreti ci sono, così come il margine per tracciarne la strada futura.