Il sogno spezzato del carabiniere, doveva sposarsi a giugno

Si chiamava Vittorio Iacovacci il carabiniere ucciso nell'attentato in Congo dove ha perso la vita anche l'ambasciatore italiano.
Si chiamava Vittorio Iacovacci il carabiniere ucciso nell'attentato in Congo dove ha perso la vita anche l'ambasciatore italiano. (Ufficio Stampa Comando Generale Carabinieri)

ROMA. – Sarebbe rientrato in Italia tra pochi giorni, dopo i mesi passati in Africa. La casa dove avrebbe vissuto con la fidanzata era già pronta. A giugno era programmato il matrimonio. La vita del carabiniere Vittorio Iacovacci – a soli 30 anni – è finita invece in una foresta del Congo, sotto i colpi di una delle tante bande armate che infestano quel territorio. Morto “nell’adempimento del proprio dovere”, come si dice in questi casi, mentre faceva la scorta all’ambasciatore italiano Luca Attanasio.

A piangerlo, nella villetta di Capocroce, frazione di Sonnino (Latina), un’ora e mezza sud di Roma, i genitori e la sorella minore, che a breve partirà per il Congo a riportare a casa la salma. Mentre il sindaco ha proclamato il lutto cittadino.

A Kinshasa dallo scorso settembre, Iacovacci faceva parte dell’aliquota dell’Arma che garantisce la tutela della rappresentanza diplomatica italiana in Congo. Il suo compito – molto delicato in un Paese così instabile – quello di proteggere l’ambasciatore Attanasio nelle sue uscite. Ma l’auto sulla quale i due viaggiavano è finita in un agguato e per loro, come per l’autista, non c’è stato scampo.

Il militare – che in precedenza aveva prestato servizio anche alla Folgore – si era arruolato nell’Arma nel 2016 e come primo servizio, nello stesso anno, è stato destinato al 13/o Reggimento Carabinieri ‘Friuli Venezia Giulia’ con sede a Gorizia. Lì ha svolto diversi corsi di addestramento per le operazioni militari all’estero e nel 2018 anche quello per la sicurezza nelle ambasciate. Nello scorso settembre è partito per la sua prima missione, a Kinshasa.

Dalla caserma del ‘Friuli’ escono molti dei carabinieri impiegati in missioni internazionali e nella tutela di ambasciate a rischio. “Un uomo votato alla causa e di grande professionalità”, lo ricordano i suoi colleghi nella caserma triestina, increduli ed addolorati per la notizia giunta in mattinata.

Ed il dolore pervade anche la villa di Capocroce – protetta da un cordone delle forze dell’ordine che tiene lontani stampa e fotografi – che per tutta la giornata è stata meta di un via vai di parenti ed amici passati a sostenere i genitori di Vittorio e la sorella. Mentre anche il fratello, incursore della Marina Militare, è in missione all’estero.

“Era un ragazzo indescrivibile, pieno di vita, era orgoglioso di quello che faceva”, racconta ai cronisti lo zio Benedetto. “Non sono in grado di parlare per il dolore. Amava la sua fidanzata ed il calcio”, dice un altro zio, Marco. Una zia, tra le lacrime, spiega che “era un bravissimo ragazzo. Era fidanzato con una ragazza originaria del Nord che ora vive e lavora qui a Sonnino. Erano una bellissima coppia, avevano già preparato casa e dovevano sposarsi. L’ho visto l’ultima volta a settembre prima che partisse per il Congo”.

Iacovacci, pur in servizio a Gorizia e spesso all’estero, era molto legato a Sonnino e quando rientrava da casa non perdeva occasione di passare a fare un saluto ai colleghi Carabinieri della stazione locale. “La comunità di Sonnino è sgomenta per questa giovane e tragica perdita”, fa sapere il sindaco Luciano De Angelis. “Era andato a portare la pace – aggiunge – ed è stato ucciso. Ci stringiamo attorno alla famiglia”.

(di Massimo Nesticò/ANSA)

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