Attacco a un collegio in Nigeria, 42 rapiti

Polizia in Nigeria (foto di archivio).
epa09009398 A armed policeman stands guard at the Lekki toll plaza, the flash point of a street protest against police brutality last October, in Lagos, Nigeria, 13 February 2021. Activists have called for a renewed protest following a judicial panel authorization of reopening the city's toll gate where the military shot at peaceful protesters on 20 October 2020. EPA/AKINTUNDE AKINLEYE

ROMA.  – La Nigeria torna a far parlare di sé per l’ennesimo maxi-rapimento a scopo di estorsione, questa volta con un attacco di uomini armati contro un collegio della città di Kagara, nello Stato del Niger.

Il blitz, avvenuto ieri sera, è costato la vita a un giovane, unico dato confermato dei rapporti iniziali che parlavano di centinaia di ostaggi, cifra ridimensionata in seguito dal portavoce del governo locale, Muhamad Sani Idris: “Uomini armati hanno rapito 42 persone dalla scuola. Hanno portato via 27 studenti, insieme a tre insegnanti. Hanno anche rapito 12 familiari degli insegnanti”.

Si stima che fossero almeno 650 gli studenti presenti nell’istituto al momento del raid sferrato da membri di bande criminali.

Il presidente nigeriano Muhammadu Buhari ha condannato l’accaduto ordinando un’operazione delle forze armate “per assicurare un immediato e sicuro ritorno di tutti gli ostaggi”, come ha detto in una nota Garba Shenu, suo portavoce. Sono stati quindi impiegati soldati e aerei per scovare i banditi che spesso si nascondono nella foresta, protetti da zone fitte di vegetazione, vere e proprie basi della loro attività criminale.

In particolare, la foresta di Rugu, a cavallo tra gli Stati di Zamfara, Katsina, Kaduna e Niger, è il luogo da le bande sferrano un numero crescente di attacchi. Soltanto ieri, le autorità del Niger hanno denunciato raid in due remoti villaggi dello Stato con l’uccisione di dieci persone e il sequestro di almeno altri 23 civili, nonostante il dispiegamento dei militari nell’area. Due mesi fa, inoltre, oltre 300 studenti sono stati rapiti da una scuola nella città di Kankara, nello Stato di Katsina, e poi liberati dopo negoziati con funzionari governativi.

Per Buhari quest’ultimo episodio rappresenta un’ulteriore grana che si somma alle tensioni mai sopite del movimento di protesta noto a livello internazionale con l’hashtag #EndSARS, scoppiato alla fine dell’anno scorso e che chiede al governo maggiori riforme governative, mentre l’economia della nazione è indebolita dal calo del prezzo del petrolio, sua maggiore risorsa, determinato dalla pandemia.

Il sequestro riporta alla mente quello delle 111 studentesse avvenuto quasi tre anni fa per mano di jihadisti a Dapchi, nel nord-est del Paese, ma soprattutto quello delle 276 ragazze rapite da Boko Haram nel 2014 da un liceo del villaggio di Chibok, sempre a nord-est, scatenando una protesta internazionale e portando personalità come Michelle Obama – allora first lady degli Stati Uniti – a iniziare una campagna per la loro liberazione.

Ma il rapimento all’ordine del giorno rappresenta anche uno scacco personale per il presidente, perché arriva a meno di un mese dalla sostituzione dei capi delle forze armate nominati nel 2015 dopo ripetuti appelli in tale direzione per la crescente insicurezza che investe tutto il Paese con molteplici minacce.

La Nigeria, infatti, combatte – negli Stati a nord-ovest e dell’area centrale, interessata anche da scontri etnici – contro bande di rapitori, nel nord-est contro i miliziani jihadisti e nel sud contro gli attacchi di pirati alle navi cargo.

(di Valentina Maresca/ANSA)