Difesa Trump: in gioco libertá parola, va assolto

Donald Trump in azione nel suo golf resort durante una visita a Menie estate in Aberdeenshire, Scozia. Immagine d'archivio.
Donald Trump in azione nel suo golf resort durante una visita a Menie estate in Aberdeenshire, Scozia. Immagine d'archivio. EPA/DANNY LAWSON

WASHINGTON . – “Questo processo di impeachment è un atto di vendetta politica ingiusto e palesemente anticostituzionale” che “dividerà ulteriormente la nostra nazione”: nel giorno della difesa, i legali di Donald Trump passano all’attacco contestando all’accusa di aver “fabbricato e alterato le prove” con i montaggi dei video shock dell’assalto al Capitol e rispondendo con altre clip – decontestualizzate – per mostrare che anche i dem hanno usato espressioni incendiarie, come l’invito a combattere (“Fight”), da Joe Biden a Kamala Karris sino ai due leader al Congresso Chuck Schumer e Nancy Pelosi.

“Quello di Trump era un linguaggio figurato, basta con l’ipocrisia”, ha detto l’avvocato David Schoen, proponendo poi video in cui l’ex presidente predicava “legge e ordine”.

“Nessuna persona pensante potrebbe seriamente credere che il comizio di Trump prima dell’assalto al Congresso sia stato un incitamento alla violenza o all’insurrezione”, ha detto Van der Veen, uno dei difensori, sostenendo che “le sue parole incoraggiarono esplicitamente i presenti ad esercitare i loro diritti pacificamente e patriotticamente” e scaricando la colpa solo su un “piccolo gruppo” di fan.

I legali hanno inoltre tentato di tracciare una falsa equivalenza tra i fan di Trump che assaltavano il Capitol e i militanti Black Lives Matter che manifestavano contro il razzismo. Ma il cuore della difesa è che “il comizio di Trump è comunque protetto dal primo emendamento della costituzione sul diritto di parola”: “Qui è in gioco la libertà di espressione”, hanno avvisato i legali, che hanno concluso le loro argomentazioni in sole 3 ore, contro le 16 a disposizione, confidando evidentemente nell’assoluzione sollecitata a fine udienza.

I senatori hanno quindi posto una serie di domande perlopiù retoriche alle parti. Sabato le conclusioni di accusa e difesa e il voto finale.

Nonostante l’improbabilità di una condanna, Joe Biden si è detto “impaziente di vedere cosa faranno i miei amici repubblicani, se si prendono le loro responsabilità”. Un monito rilanciato poco dopo dalla portavoce della Casa Bianca Jen Psaki, ricordando che le potenti immagini fatte vedere dall’accusa sono un monito perché “quanto successo non si ripeta”.

A battere un primo colpo è stata Nikki Haley, ex ambasciatrice all’Onu nominata da Trump e possibile candidata alla Casa Bianca nel 2024, che ha scaricato il suo ex presidente: “Non penso che possa candidarsi nuovamente, è caduto così in basso”, ha detto a Politico.

“Dobbiamo riconoscere che ci ha deluso, ha imboccato una strada sbagliata e noi non avremmo dovuto seguirlo e ascoltarlo. Non possiamo lasciare che accada di nuovo”, ha ammonito. Aleggia sempre inoltre l’incognita del capo dei senatori repubblicani Mitch McConnell, che ha lasciato aperta la porta alla condanna e invitato i suoi colleghi a votare secondo coscienza.

Dopo aver visto respinta la questione di incostituzionalità di un impeachment contro un presidente già decaduto, i legali di Trump hanno cercato di riscattare il loro opaco debutto dimostrando che l’ex commander in chief non intendeva istigare alla violenza e che non può essere ritenuto responsabile per l’assalto. In ogni caso, a loro avviso, è tutelato dalla costituzione.

La difesa ha mirato anche a demolire l’impeachment come uno show montato dai dem per motivi politici: con la loro presentazione basata sui video shock dell’attacco hanno “fatto cinema, hanno offerto un “pacchetto di intrattenimento”, ha denunciato l’avvocato David Schoen.

L’udienza è stata accompagnata dalle polemiche dopo che i legali di Trump hanno incontrato alla vigilia del loro intervento tre senatori repubblicani (Lindsey Graham, Ted Cruz e Mike Lee) che si sono già detti a favore dell’ assoluzione, pur avendo giurato come tutti gli altri di essere “giudici imparziali”.

Intanto The Donald e Melania snobbano il processo: il primo continua a giocare a golf mentre l’ex first lady passa le sue giornate a Mar-a-Lago tra spa ed eleganti cene nel patio.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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