Coronavirus in Italia: 13.908 casi e 316 vittime. Tasso positività cala al 4,5%

Persone con mascherina in una via del centro di Roma
Persone con mascherina in una via del centro di Roma. ANSA/CLAUDIO PERI

ROMA. – Rallenta la diminuzione dei casi di Covid-19 in Italia, mentre l’indice di trasmissibilità Rt risale a 0,95 a livello nazionale dallo 0,84 della scorsa settimana e aumentano anche le Regioni in cui si inizia a segnalare una nuova ricrescita dell’incidenza.

La fotografia dell’andamento dell’epidemia da SarsCov2 che emerge dal monitoraggio settimanale della cabina di regia, oltre che dai dati del bollettino quotidiano del ministero della salute – che segnalano oggi 316 vittime e 13.908 nuovi positivi – allerta gli esperti. Quella in cui ci troviamo, avvertono, è un fase “delicata”, sulla quale pesa anche la grande incognita delle varianti del virus e che richiede grandi precauzioni.

Il monitoraggio parla di una “contro-tendenza nell’evoluzione epidemiologica”, che potrebbe preludere ad un “nuovo rapido aumento diffuso nel numero di casi nelle prossime settimane, qualora non venissero rigorosamente mantenute misure di mitigazione sia a livello nazionale che regionale”.

Ed il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, alla conferenza stampa organizzata dal ministero della Salute per illustrare il monitoraggio settimanale, segnala che “il numero di regioni con un aumento nell’incidenza dei casi comincia a crescere, mentre il decremento dei decessi è molto lento”.

C’è anche un altro elemento di preoccupazione: la popolazione più giovane, avverte, “sta contraendo l’infezione ed è un fenomeno che stiamo analizzando”. Allo stesso tempo, c’è invece un calo degli operatori sanitari colpiti dal virus e questo, sottolinea Brusaferro, è un “buon segnale dell’impatto della vaccinazione”.

Complessivamente, il quadro non è però positivo. Siamo in una fase “molto delicata dell’epidemia, con circolazione diffusa delle varianti che sono più trasmissibili, ed è necessaria grande precauzione”, è il monito del presidente dell’Iss. Ad impensierire maggiormente sono, dunque, proprio le varianti del nuovo coronavirus.

In Italia il 17,8% delle infezioni Covid-19 è dovuto alla ‘variante inglese’, ha evidenziato la ‘flash survey’ condotta dall’Iss e dal ministero della Salute insieme ai laboratori regionali, ma anche le varianti sudafricana e brasiliana sono presenti, sia pure in modo più circoscritto sul territorio.

La variante Gb, “per quanto ne sappiamo – ha sottolineato il direttore Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza – non diminuisce l’efficacia dei vaccini attualmente disponibili e la corsa alla vaccinazione è molto importante, ma si trasmette più velocemente e quindi è bene non allentare le misure di prevenzione e controllo. Dobbiamo rallentare infatti la velocità di circolazione del virus e dobbiamo velocizzare la campagna di immunizzazione”.

Una situazione delicata confermata dai numeri del bollettino quotidiano, che segnala 305.619 test (tamponi molecolari e antigenici rapidi) effettuati nelle ultime 24 ore in Italia, con un tasso di positività del 4,5% (ieri era del 5,1%). Le persone attualmente ricoverate in terapia intensiva per Covid-19 sono invece 2.095, in calo di 31 unità rispetto a ieri.

Complessivamente, diminuisce da 7 a 5 il numero di Regioni e province autonome che hanno un tasso di occupazione delle terapie intensive e dei reparti sopra la soglia critica del 30%, e nelle terapie intensiva il valore nazionale di occupazione è al 24%. I ricoverati con sintomi sono invece 18.736 (-206 rispetto a ieri).

Da inizio epidemia, i casi totali sono ora 2.697.296, i morti 93.045. Le persone attualmente positive sono 402.174 mentre i guariti o dimessi raggiungono quota 2.202.077. A fronte di tale trend epidemico, la cautela resta però cruciale.

Si conferma infatti la necessità, conclude il monitoraggio settimanale, di mantenere la “drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone” ed “è fondamentale che la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie, rimanendo a casa il più possibile”.

(di Manuela Correra/ANSA)