Merkel blinda la Germania: “Le varianti catastrofiche”

Cartello per l'uso delle mascherine a Berlino
Cartello per l'uso delle mascherine a Berlino. (ANSA)

BERLINO. – La Germania resta in lockdown perché il pericolo delle mutazioni del virus è “reale”, e solo con una riduzione praticamente radicale dei contagi il Paese può prepararsi a una ormai probabile terza ondata della pandemia.

Una ripresa particolarmente temibile, ha spiegato Angela Merkel in un altro appassionato discorso al Bundestag, dal momento che le tre varianti in circolazione “sono più aggressive del virus finora conosciuto” e prenderanno “il sopravvento”. Che l’allarme sia ancora molto forte lo dimostra anche un altro provvedimento arrivato in serata: la Germania ha chiuso agli ingressi dal Tirolo austriaco e dalla Repubblica Ceca, catalogando questi territori fra quelli “a rischio variante”, come già avvenuto per Gran Bretagna, Irlanda, Portogallo e Sudafrica.

Nei Paesi in cui si è diffusa la cosiddetta “britannica”, più presente delle altre due in Germania, “gli effetti sul sistema sanitario sono stati catastrofici”, ha avvertito la cancelliera, tornata oggi in parlamento per giustificare il terzo prolungamento del lockdown, imposto ai tedeschi ormai dal 16 dicembre. “Soltanto tenendo i numeri del contagio molto bassi si potrà contenere un’eventuale terza ondata del Covid, se dovesse arrivare con le varianti”.

E Merkel ha anche scandito senza mezzi termini che in autunno sono stati fatti degli errori. Ricordando i dati “da sogno” dell’estate scorsa, e poi l’esplosione traumatica dell’inverno, la Bundeskanzklerin ha ammesso: “Non siamo stati abbastanza cauti e abbastanza veloci” a capire i segnali e tirare il freno per tempo.

Non è sfuggito ai commentatori di casa che nel suo discorso, quasi ogni frase sia stata introdotta col “noi”: come a richiamare in ballo costantemente la responsabilità dei Laender, scrive la Dpa, che spingono da tempo per le riaperture e che anche ieri l’hanno sconfitta sulla linea dura sulle scuole. “Da cancelliera non mi posso imporre come se avessi un diritto di veto”, ha affermato in un passaggio incisivo sui limiti imposti dal federalismo.

L’opposizione non ha perso l’occasione per aggredire. La leader dell’ultradestra di Afd Alice Weidel ha sostenuto che “portare avanti queste misure è contro la costituzione”. “Ci aspettavamo di più di un taglio di capelli”, ha ironizzato il liberale Christian Lindner, a propósito dell’unica apertura concessa dal primo marzo.

Il malumore si fa più rumoroso proprio a causa del miglioramento dei dati. Il Robert Koch Institut ha certificato anche oggi che l’andamento dell’epidemia è fortemente ridimensionato: 10.237 nuovi contagi in 24 ore e 666 vittime.

Numeri rassicuranti rispetto ai record toccati fra dicembre e gennaio: 33.777 contagi il 18 dicembre, ben 1.244 morti il 14 gennaio. I progressi vengono poi monitorati attraverso l’indice che segnala l’incidenza settimanale su 100 mila abitanti: oggi è sceso a 64,2 nuovi contagi; il 22 dicembre aveva sfiorato i 200.

Ed è proprio questo numero a fare da riferimento nelle valutazioni politiche e a rappresentare la vera novità del vertice di ieri: la soglia del dolore è stata abbassata da 50 a 35 infezioni. Solo quando si toccherà questo livello si potranno aprire i negozi. Un obiettivo che potrebbe essere raggiunto a marzo, ma che molti hanno bocciato ritenendolo eccessivo. Merkel ha addirittura chiarito che avrebbe preferito tenere anche le scuole chiuse fino a quel momento. Ha dovuto cedere, invece. E le scuole riapriranno in molte regioni già il 22 febbraio.

(di Rosanna Pugliese/ANSA)