Attesa per il voto 5s, Casaleggio: “Se vince il no, discutiamo”

L'intervento del presidente della Fondazione Rousseau, Davide Casaleggio, sul palco dell'Arena Flegrea di Napoli per celebrare i 10 anni dalla fondazione del Movimento 5 stelle
L'intervento del presidente della Fondazione Rousseau, Davide Casaleggio, sul palco dell'Arena Flegrea di Napoli per celebrare i 10 anni dalla fondazione del Movimento 5 stelle, 12 ottobre 2019. ANSA / CIRO FUSCO

ROMA. – Il risultato del voto online di “oltre 100 mila iscritti” sulla piattaforma Rousseau per il governo Draghi – atteso per le 19 -orgoglioso pesa non solo sulla vita del M5s (a rischio spaccatura, con Alessandro Di Battista in testa ai contrari) ma su quella dello stesso nascituro esecutivo.

Fin dal mattino i big del movimento – di nuovo Di Maio e poi Fico, Azzolina, D’Incà e molti altri – hanno continuato a sostenere le ragioni del sì: assumersi una responsabilità che non può non toccare un partito così forte numericamente in Parlamento, non disperdere ciò che è stato fatto grazie a Conte e ai 5s.

Davide Casaleggio intanto con orgoglio sottolinea l’interesse anche all’estero su questo “nuovo modello di partecipazione, un passo avanti importante verso un concetto di cittadinanza digitale”. Ma lascia anche una porta aperta in caso di vittoria del no: “Ci sarà in quel caso da stabilire se il voto di M5s al nuovo governo sarà negativo o di astensione”.

Ma Vito Crimi lo stoppa:”Oggi votazione unica, se prevale sì sosterremo governo, se prevale no non lo sosterremo”. Intanto Beppe Grillo è già avanti e stila una lista di obiettivi in 17 punti per il nuovo governo – dal salario minimo alla patrimoniale sulle grandi ricchezze, dalla legge sul conflitto di interessi fino alla pubblicizzazione di autostrade e riforma delle concessioni – dal titolo assai eloquente: “per aspera ad astra”.

Lastricata di difficoltà potrebbe infatti essere la strada di Draghi – che dovrebbe salire al Colle per sciogliere la riserva tra domani e sabato e poi limare il discorso programmatico e chiedere la fiducia delle Camere nei primi giorni della settimana – rispetto ad un esecutivo tecnico-politico sul quale il premier incaricato rivendica la massima autonomia, avallato dal Colle.

Ma già si avanzano richieste di ministeri da parte dei singoli partiti (come quella di Grillo sulla Transizione Ecologica). Il Pd, che oggi riunisce la direzione, con Nicola Zingaretti ha garantito pieno appoggio ma non potrà stare alla finestra davanti alle richieste di forze anche numericamente minori. Si prospetta quello che Giorgia Meloni – ferma e solitaria nel suo no a Draghi – ha chiamato “un girone infernale da cui uscire solo con libere elezioni”.

E intanto Forza Italia, con Giorgio Mulè, fa sapere che “l’emergenza è quella dei vaccini, non il green” ed governo non deve entrare nei programmi dei singoli partiti. Una gestione che per Renato Schifani, consigliere di Berlusconi, “viste le differenze” consentirà al governo che ancora non è nato di vivere “un anno soltanto”.

(di Milena Di Mauro/ANSA)