Due reporter bielorusse sotto processo per le proteste

La giornalista Katerina Bakhvalova fa il cenno della vittoria accanto alla sua collega Daria Chultsova dentro una carcere in Minsk.
La giornalista Katerina Bakhvalova fa il cenno della vittoria accanto alla sua collega Daria Chultsova dentro una carcere in Minsk. EPA/STRINGER

MOSCA.  – Sono finite sotto processo per aver raccontato le proteste antiregime, ora rischiano fino a tre anni di carcere per aver svolto il proprio mestiere di giornaliste.

L’ultima, l’ennesima, storia di repressione che arriva dalla Bielorussia riguarda due giovani reporter di 27 e 23 anni, Katerina Bakhvalova e Daria Chultsova. Sono accusate di aver fomentato le manifestazioni contro “l’ultimo dittatore d’Europa” Aleksandr Lukashenko con i loro servizi televisivi: imputazioni che le due croniste hanno respinto davanti alla corte e che il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj) ha definito “assurde”.

Nonostante i numerosi appelli internazionali a liberare le giornaliste, il processo contro di loro si è aperto oggi a Minsk. Le foto mostrano le due ragazze abbracciate dietro le sbarre della cella riservata agli imputati. Sono vestite entrambe di bianco, forse un modo per ribadire la loro innocenza.

Katerina Bakhvalova guarda verso la macchina fotografica e, vincendo la tensione, sorride, alza un braccio e con le dita forma una V di vittoria. In aula ripetono di essere state arrestate mentre facevano il loro dovere di giornaliste e si rifiutano di testimoniare.

Katerina Bakhvalova e Daria Chultsova lavorano per Belsat, una tv con sede in Polonia piuttosto critica nei confronti di Lukashenko. Sono state arrestate il 15 novembre, tre mesi fa, nell’appartamento dal quale avevano appena filmato la violenta repressione di un corteo in memoria di Roman Bondarenko, un giovane manifestante ucciso in quei giorni da uomini a volto coperto ritenuti legati al regime.

Dopo sette giorni in cella per “partecipazione a una manifestazione non autorizzata”, le due giovani reporter sono state incriminate per “organizzazione di proteste che violano l’ordine pubblico” e oggi il pm ha puntato il dito contro di loro sostenendo che con le loro trasmissioni “attiravano gente” ai cortei.

Belsat denuncia che le due giornaliste sono tenute in condizioni “terribili” in carcere, dove stanno in 11 in una cella per quattro con le finestre serrate senza potersi sedere o coricare durante la giornata.

Vengono processate per aver mostrato “al mondo la debolezza e la vigliaccheria del regime”, ha scritto su Telegram Svetlana Tikhanovskaya, la leader dell’opposizione bielorussa costretta in esilio in Lituania dopo essere stata ufficialmente sconfitta da Lukashenko alle presidenziali di agosto. Ma il trionfo bulgaro di Lukashenko con l’80% dei voti è ritenuto frutto di massicci brogli elettorali e da allora migliaia e migliaia di bielorussi sono scesi in piazza sfidando arresti e manganellate.

Tikhanovskaya oggi ha fatto il punto della situazione in un’audizione in teleconferenza alla commissione Esteri della Camera. Ha sottolineato che più di 32.000 persone sono state arrestate in sei mesi di proteste.

Poi ha chiesto all’Italia di esercitare “una pressione concreta” sul regime bloccando le importazioni dalle società statali bielorusse, congelando gli investimenti nel Paese, agevolando le procedure dei visti per chi vuole lasciare la Bielorussia e collaborando a “un’inchiesta internazionale sui crimini” del governo di Minsk.

“A noi bielorussi – ha detto – viene imposto il silenzio, ci viene chiesto di voltare pagina, di dimenticare torture e omicidi. Ma questo non accadrà, non torneremo indietro”.

(di Giuseppe Agliastro/ANSA)