Corte dei Conti: “Redditi medi tartassati ,lotta ad evasione”

Ufficiali della Guardia di Finanza controllano documenti contabili durante un'ispezione.
Ufficiali della Guardia di Finanza controllano documenti contabili durante un'ispezione.

ROMA. – Con i redditi medi dei lavoratori dipendenti gravati da una tassazione che contraddice i principi della Costituzione, affrontare la riforma dell’Irpef “senza porsi come obiettivi strategici la lotta all’evasione” è poco “lungimirante”.

É l’avvertimento del presidente della Corte dei Conti Guido Carlino nel suo intervento in commissione finanze alla Camera. Intervento che ha toccato i nervi sensibili della politica non appena si è toccato l’argomento “Patrimoniale”.

Maurizio Gasparri ha visto “un’invasione di campo”, e in generale tutto il centodestra ha bocciato a piè fermo qualunque ipotesi, mentre dal Pd, Matteo Orfini ha colto il balzo per dire che “è una strada da percorrere”. In realtà la Corte dei Conti ha solo illustrato vari modelli per rendere più equa e meno elusibile per alcuni l’imposta sui patrimoni.

Per i giudici contabili “senza un risoluto intervento finalizzato a contenere il livello di evasione sulle attività d’impresa e di lavoro autonomo, appare velleitario e destinato all’insuccesso un intervento riformatore circoscritto alla sola struttura dell’Irpef”. Perché, più delle tante criticità dell’Irpef è sempre l’evasione “il più rilevante vulnus all’equità orizzontale e verticale” del sistema fiscale.

Per La Corte dei Conti sarebbe poi “auspicabile un intervento sul quadro piuttosto frammentato della tassazione sui patrimoni” e questo “anche se non si volesse affidare al prelievo patrimoniale ulteriori finalità redistributive o di reperimento di risorse”.

L’intervento sulla tassazione dei patrimoni sarebbe, per i giudici contabili, tanto più necessaria in quanto, “un nuovo prelievo patrimoniale è stato recentemente invocato sia come metodo per contrastare la disuguaglianza sia in relazione alla copertura dei costi della pandemia”.

Se il legislatore decidesse in questo senso bisogna evitare che una nuova forma di patrimoniale si risolva in “doppi prelievi” e individuare un modello che impedisca ai “cespiti patrimoniali più mobili, quelli che non hanno valori di riferimento di mercato o quelli più facilmente schermabili attraverso trust” di sottrarsi al contributo, aggravando così le forme di sperequazione fra contribuenti “che non possano far ricorso a meccanismi elusivi”.

Nell’esame delle molte criticità presenti nel sistema fiscale Italiano, il presidente Carlino ha individuato nei redditi compresi tra 28 e 55 mila euro quelli “eccessivamente’ gravati dall’Irpef” e sui quali il legislatore dovrebbe ridurre l’onere fiscale. Tornando alla lotta all’evasione. La Corte dei Conti ha sottolineato che la propensione all’evasione e all’elusione (tax gap) “in ambito Irpef è stata, nel 2018, pari al 67,6% per i redditi da lavoro autonomo e di impresa (32,7 mld di euro) mentre per i redditi da lavoro dipendente è stata al 2,8% (4,4 mld di euro)”

A ciò si aggiunge l’evasione all’Ires – stimata nell’anno 2018 in 8,7 mld di euro – nonché l’evasione all’Iva, quantificata in 33,3 mld di euro. Per contenere l’evasione, ma anche per semplificare il rapporto con il contribuente, la Corte dei Conti suggerisce un “ulteriore riduzione nell’uso del contante” e l’estensione dello strumento della ritenuta d’acconto da parte dell’operatore finanziario che gestisce la transazione.

Un effetto di “emersione” lo si potrebbe avere anche dall’introduzione, per le operazioni superiori ai 500 euro, dell’obbligo di pagamento tracciato negli scambi tra soggetti Iva (c.d. operazioni B2B), con  ritenuta d’acconto a cura della banca, come già accade per la detrazione delle spese di manutenzione edilizia e gli interventi di risparmio energetico.

(Maria Gabriella Giannice/ANSA)

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